Vivere e lavorare all’estero? Non fa per gli italiani

Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro solo il 2% dei nostri connazionali ha vissuto e lavorato in un altro paese dell’Unione Europea e solo 4 italiani su 100 prevedono di fare un’esperienza simile in futuro

Passi pure l’esperienza di studio stile ‘Erasmus’, ma vivere e lavorare all’estero non è nel Dna degli italiani. Se in Italia uno su cinque ha studiato (o svolto uno stage) per almeno due mesi all’interno di un paese dell’Unione Europea, soltanto il 2% ha sperimentato cosa vuol dire vivere e lavorare fuori dal proprio Paese, mentre solo il 4% degli italiani progetta di farlo in futuro. Un risultato che ci colloca all’ultimo posto della classifica europea in quanto a mobilità. A rivelarlo un recente sondaggio di Eurobarometro, il servizio della Commissione europea che misura e analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati.In difesa del popolo italico va detto, però, che neanche oltralpe la situazione è delle migliori. Secondo il rapporto di Eurobarometro – dal titolo La mobilità geografica e del mercato del lavoro – solo il 10% dei cittadini UE ha fatto esperienze di vita e lavoro all’estero, mentre l’84% non si è mai mosso dal proprio paese (vacanze escluse). Numeri non certo confortanti, soprattutto se si pensa che il 60% dei lavoratori europei ritiene che spostarsi all’interno dell’Unione rappresenti una grande opportunità per l’integrazione.A spingere i lavoratori fuori dai propri confini è spesso la necessità di un’occupazione: circa la metà degli europei (48%) si dice disposta a partire alla ricerca di lavoro, mentre fra gli Italiani la percentuale si attesta intorno al 39%. Percentuali comunque in calo rispetto al 2005 quando la media europea si aggirava intorno al 66% e quasi 7 italiani su 10 erano disposti a cercare fortuna all’estero.Ma cosa tiene legati i cittadini europei al proprio paese d’origine? Sicuramente la lingua: più della metà di coloro che hanno sperimentato esperienze all’estero (52%) hanno riscontrato lacune nelle proprie capacità linguistiche. Ci sono, però, altri fattori determinanti. Un quarto degli intervistati non se la sente di imporre cambiamenti così importanti alla propria famiglia, mentre il 39% dei lavoratori non vuole partire per non dover lasciare il proprio paese d’origine, che sente come la sua “casa”.

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