Smart working: per i dipendenti non è più un benefit

I lavoratori ormai lo considerano un prerequisito, ma occorre un cambiamento culturale del management

Dall’inizio della pandemia da Covid-19 c’è stato un incremento del 69% dei dipendenti che vedono il lavoro a distanza come un prerequisito piuttosto che un benefit (dato italiano, rispetto al 41% dell’area Emea). Questo secondo un nuovo studio globale condotto da VMware, che ha intervistato i vertici aziendali, i responsabili delle Risorse Umane e dell’IT.Guardando ai dati, si copre che il 74% degli intervistati in Italia riconosce che la propria organizzazione sta ottenendo benefici dal lavoro a distanza e che non può più tornare indietro. Tuttavia, esiste la preoccupazione che il management non si stia impegnando abbastanza per adattarsi e offrire ai propri dipendenti una maggiore scelta e flessibilità. In effetti, risulta che ben quattro decision maker intervistati in Italia su dieci (39%) temono che il loro team non svolga le proprie attività quando lavora a distanza. Solo il 13% (il 28% in Emea) ritiene che la cultura dei vertici aziendali scoraggi il lavoro a distanza, ma il 69% sente una maggiore pressione per essere online al di fuori del normale orario di lavoro. Tali fattori indicano la necessità di un cambiamento dall’alto verso il basso del modo di pensare e delle abitudini del management. Questo nonostante i chiari vantaggi per il business e per i dipendenti derivanti dal lavoro flessibile, comprese le organizzazioni in grado di sfruttare al meglio i talenti e le diverse competenze. Da quando si lavora in remoto, l’85% dei dipendenti intervistati ritiene che le relazioni personali con i colleghi sono migliorate, il 67% si sente più sicuro di sé nel parlare in videoconferenza e il 75% afferma che i livelli di stress sono migliorati. Il morale dei dipendenti (31%) e la produttività (36%) hanno registrato un aumento.

Inoltre, il 60% afferma che il reclutamento di talenti di alto livello è stato reso più facile, in particolare per i genitori che lavorano (87%) e per le minoranze (64%). Quando si tratta di generare nuove idee, l’85% concorda sul fatto che l’innovazione proviene da più parti all’interno dell’organizzazione rispetto a prima, comparato al 72% dell’Emea. L’IT non è più considerato un inibitore delle pratiche di lavoro distribuite, in cui i dipendenti possono lavorare dalla sede centrale, da un ufficio locale, da casa, in movimento o da una combinazione di sedi: solo il 18% degli intervistati in Italia ritiene che l’IT non sia attrezzato per gestire una forza lavoro remota, rispetto al 33% dell’area Emea.

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