Manager: nuovo contratto per 27 mila dirigenti. I punti dell’accordo

Firmato il rinnovo della parte economica del Contratto nazionale di lavoro dei dirigenti del terziario. La vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini: “Un giusto equilibrio tra esigenze dei dirigenti e sostenibilità delle aziende”

managerRawpixel/Freepik

È stato firmato il rinnovo della parte economica del Contratto nazionale di lavoro dei dirigenti del terziario, un accordo concluso da Confcommercio e Manageritalia e che interessa oltre 27 mila manager e 9 mila aziende. A sottoscrivere l’accordo il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani e Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, che ha sottolineato come il rinnovo segua gli interventi sulla parte normativa di giugno 2021 e rappresenti  “un giusto punto di equilibrio tra esigenze dei manager e sostenibilità delle aziende, che avranno certezze nei costi di gestione per il futuro a breve e medio termine. Un periodo che richiede il massimo sforzo per intercettare una ripresa ancora incerta, ma con uno strumento contrattuale pienamente operativo e con importanti innovazioni per la gestione delle figure apicali delle imprese”. Mantovani ha sottolineato l’importanza di questo accordo, “visto che la retribuzione media annua dei dirigenti è intorno ai 100 mila euro lordi, abbondantemente tassati e pesantemente colpiti dall’inflazione”.

Nuovo Contratto nazionale di lavoro dei dirigenti del terziario

L’accordo firmato da Confcommercio e Manageritalia prevede il riconoscimento di una “una tantum” di 2 mila euro nel 2023, a copertura del triennio 2020/22, e un aumento di 450 euro lordi mensili entro luglio 2025. Verranno destinati mille euro annui, inoltre, alla piattaforma welfare dirigenti terziario, spendibili in beni e servizi di welfare. Si consente così a tutte le aziende, anche a quelle piccole con un solo dirigente, di usufruire di servizi dedicati ai manager.

I punti salienti dell’accordo 

L’accordo è la logica prosecuzione e completamento dell’intesa del giugno 2021 che, tra le altre cose, ha introdotto il welfare aziendale e i servizi di politiche attive, ed è intervenuto sulla normativa dei Fondi ed Enti contrattuali.

L’una tantum da 2 mila euro sarà erogata in tre tranche a titolo di arretrati retributivi e quindi assoggettato a contribuzione ordinaria e a tassazione separata. L’aumento retributivo, con conseguente adeguamento del minimo contrattuale, pari a regime a 450 euro, seguirà le seguenti scadenze:

  • 150 euro mensili dal primo dicembre 2023
  • 150 euro mensili dal primo luglio 2024
  • 150 euro mensili dal primo luglio 2025

Gli aumenti possono essere assorbiti, fino a concorrenza, esclusivamente da somme concesse dalle aziende in acconto o anticipazione su futuri aumenti economici contrattuali, successivamente al 31 dicembre 2019. Per effetto degli aumenti retributivi, il minimo contrattuale mensile passa dagli attuali 3.890 a 4.040 euro a decorrere dal primo dicembre 2023, a 4.190 dal primo luglio 2024 e a 4.340 dal primo luglio 2025.

I 1000 euro annui destinati dai datori di lavoro alla Piattaforma welfare dirigenti, spendibili in beni e servizi di welfare, avranno decorrenza primo gennaio 2024 e primo gennaio 2025. Ciò in aggiunta ad eventuali sistemi di flexible benefit già presenti in azienda e con la possibilità di integrare il valore minimo stabilito dal Ccnl con versamenti aggiuntivi alla piattaforma, tramite la sottoscrizione di un regolamento aziendale.


Immagine in apertura di rawpixel.com da Freepik

© Riproduzione riservata