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Lavoro

Le 7 abitudini che devi toglierti se vuoi fare carriera

Imparare a giudicare le persone in modo oggettivo, non credere che le cose andranno bene da sole e avere il coraggio di cambiare: ecco i pregiudizi da eliminare per crescere nella vita e sul lavoro

Qual è il segreto per fare carriera? Difficile dirlo, anche se in tanti ci hanno provato. Di sicuro, però, c’è un modo per evitare di tarparsi le ali ed è quello di eliminare alcune cattive abitudini, o pregiudizi nel valutare gli altri, che ci impediscono di metterci in mostra nel modo giusto. Gli psicologi li chiamano distorsioni cognitive e le ha raccolte Business Insider. Sul luogo di lavoro sono molto pericolosi, perché non permettono di collaborare e assegnare a ciascuno il compito più indicato.

Ecco i sette più comuni, da ridurre al minimo visto che sono incancellabili:

1) Pregiudizio di gruppo

“Il mio gruppo è il migliore, tutti gli altri team non sono alla nostra altezza”. Questo schema mentale porta a sovrastimare il proprio gruppo e a credere invece che i successi di un altro insieme di persone siano determinati da cause esterne, come la fortuna.

2) Equazione personale

“Io sono bravo e lo è anche chi è come me”. Un manager dalla forte autostima si troverà meglio con chi gli somiglia, anche senza basi oggettive. Al contrario, chi crede poco in se stesso sarà portato a sopravvalutare chi è diverso da lui.

3) Pregiudizio di conferma

“Sono d’accordo con te”. Un leader ha spesso bisogno che i suoi sottoposti avvalorino le loro idee, invece di stimolarli a contraddirlo per migliorare tutti insieme.

4) Fallacia del giocatore

“L’altra volta è andata bene, finirà così anche stavolta”. Oppure il contrario, se qualcosa non è andata come speravamo, la prossima volta sarà meglio. Si tratta di uno schema mutuato dal gioco d’azzardo, ma funziona sempre dalla scuola al lavoro: i “cocchi” saranno sempre premiati, anche quando non hanno dato il massimo.

5) Pregiudizio della negatività

“Va tutto male”. Il pessimismo non aiuta né nella vita né nel lavoro. A causa di questa distorsione, si attribuisce più peso agli errori di un dipendente, capo o collega e si trascurano i successi e le competenze acquisite.

6) Effetto alone

“Guarda che bell’uomo, sarà sicuramente un grande manager”. Non conta solo il fisico, ma anche un bel vestito o il modo di parlare: spesso una caratteristica positiva può influenzare il giudizio complessivo cancellando gli aspetti negativi di un manager o anche solo di un curriculum.

7) Pregiudizio dello status quo

“Si è sempre fatto così”. Altro che resilienza, l’atteggiamento più comune è la resistenza al cambiamento, dato che la routine di per sé trasmette sicurezza. La sola idea di cambiare strada viene vista come un sicuro peggioramento. E così non si cresce mai.