Lavoro, occupazione in crescita nel primo trimestre 2016: +341 mila a tempo indeterminato

Secondo l’Istat, i dati sull’impiego mostrano deboli ma promettenti segnali di ripresa; soddisfazione da parte di Renzi e del Governo

L’occupazione sta ricominciando a crescere: nel primo trimestre del 2016 l’Istat ha registrato 242 mila occupati in più rispetto allo stesso periodo del 2015, pari ad un +1,1%, e ad un (modesto) +0,1% rispetto al trimestre precedente. Il dato positivo riguarda, in particolare, i contratti a tempo indeterminato: questa tipologia di impiego ha visto un aumento di 341 mila unità.

LE CIFRE. L’aumento degli assunti a tempo indeterminato è dovuto in particolare allo stabilizzarsi di contratti a termine, e al calo dei lavoratori autonomi; la maggior parte dei nuovi indeterminati riguarda impieghi a tempo parziale. In generale, gli inattivi sono diminuiti dello 0,5% dalla fine del 2015 e dell’1,2% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. I numeri positivi si riflettono anche sull’occupazione giovanile, che è anch’essa in crescita: per il terzo trimestre consecutivo, il numero dei lavoratori di età compresa tra i 15 e i 34 anni è aumentata di 50 mila unità, +1% in un anno; l’occupazione cresce dello 0,7%, la disoccupazione tra i più giovani segna un -2%. Meno bene per la fascia 35-49, che vede gli impiegati calare in termini assoluti, nonostante il tasso relativo sia aumentato dello 0,2%; il vero boom si nota, invece, nel numero di lavoratori over 50: nel primo trimestre 2016 l’Istat registra +335 mila occupati, con un tasso di crescita del +1,8%.

IL COMMENTO DI RENZI. L’Istat afferma che, all’inizio di questo 2016, «gli indicatori sul mercato del lavoro continuano a segnare un miglioramento»: un aumento pari a uno 0,5% su base congiunturale, ma che promette di arrivare al 2,1% in termini tendenziali, in tutti i settori economici; l’unico a languire è l’edilizia, che stenta a ritrovare uno slancio occupazionale rilevante. Risultati positivi, questi, che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha tardato a rivendicare: «I numeri di posti di lavoro dell’Istat qualsiasi paese che non vive di rancore ideologico dovrebbe accoglierli con uno sguardo sorridente» ha commentato, «dal febbraio 2014 sono 455mila posti in più, più 390mila a tempo indeterminato. Aver cancellato l’articolo 18 non ha tolto diritti, non ha permesso di licenziare ma di assumere».

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