L’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) sul mercato del lavoro è al centro di un acceso dibattito, alimentato dalla rapida diffusione delle tecnologie di ultima generazione. La ricerca People at Work 2024: A Global Workforce View condotta da Adp Research su un campione di oltre 34 mila lavoratori in 18 Paesi, ha evidenziato come quasi un dipendente su cinque si senta minacciato dall’AI, sollevando interrogativi sulla preparazione delle aziende nell’investire nelle competenze delle proprie risorse umane.
Intelligenza artificiale al lavoro tra timori diffusi e ottimismo
Secondo il rapporto, il 42% dei lavoratori teme che le proprie mansioni possano essere sostituite, in tutto o in parte, dall’Intelligenza Artificiale. Un dato che sottolinea il ruolo cruciale della conoscenza: chi è meno informato sulle potenzialità di queste tecnologie tende a sentirsi più vulnerabile. Nonostante i timori diffusi, emerge anche una visione più ottimistica: il 43% degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale avrà un impatto positivo, agevolando il lavoro quotidiano. In particolare, oltre un quarto dei lavoratori a livello globale si aspetta che l’AI li supporti in attività specifiche, mentre il 20% immagina un sostegno regolare nelle proprie mansioni.
L’Italia si distingue nel panorama internazionale per un atteggiamento relativamente fiducioso: il 18% dei lavoratori italiani non prevede alcun impatto significativo dall’AI, posizionando il Paese tra i primi cinque insieme a Polonia, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito. In generale, i dipendenti che vedono l’intelligenza artificiale come un alleato dichiarano di sentirsi più sicuri delle proprie competenze: il 70% di coloro che prevedono un supporto regolare dall’AI è convinto di essere pronto a compiere progressi nella carriera nei prossimi tre anni. Tra chi si aspetta un aiuto occasionale, la percentuale scende al 65%, mentre anche tra i più scettici, il 58% si ritiene adeguatamente preparato.
Il nodo cruciale delle competenze
A soffrire maggiormente l’incertezza legata all’AI sono i lavoratori meno sicuri delle proprie capacità. Soltanto il 45% di chi teme l’automazione ritiene di possedere le competenze necessarie per affrontare le sfide future. Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla percezione del supporto aziendale: meno della metà dei lavoratori ritiene che il proprio datore di lavoro stia investendo nelle competenze necessarie per garantire una crescita professionale, mentre quasi il 50% prevede che le competenze richieste in futuro saranno fortemente orientate verso il digitale, in contrasto con quelle attualmente impiegate.
“Questi dati evidenziano la complessa relazione tra l’AI e il mondo del lavoro”, afferma Marcela Uribe, General Manager di Adp Southern Europe & Africa. “Sebbene l’IA offra un’enorme promessa nel migliorare la produttività e stimolare l’innovazione, è fondamentale che le organizzazioni affrontino le preoccupazioni dei dipendenti e accompagnino la transizione verso l’integrazione dell’IA nel posto di lavoro”.
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