Intelligenza artificiale, urgono investimenti per colmare il divario di produttività

Intelligenza artificiale, urgono investimenti per colmare il divario di produttività© Shutterstock

Secondo uno studio di Accenture, le imprese europee devono investire nell’intelligenza artificiale per ridurre il divario di produttività. Soltanto così si può rimanere competitivi a livello mondiale. Infatti, in media, un lavoratore europeo produce oggi solo il 76% rispetto a un collega statunitense. Una delle ragioni è da individuare proprio nel gap a livello di nuove tecnologie.

Allo stato attuale, il 56% delle 800 grandi aziende europee intervistate non ha puntato su un investimento rilevante nell’IA. Tuttavia, se tutte le grandi aziende europee con ricavi superiori a 1 miliardo di euro migliorassero le proprie capacità in ambito tecnologico, potrebbero generare fino a 200 miliardi di euro in più di ricavi annuali.

Intelligenza artificiale, su cosa si deve puntare

“Le aziende stanno facendo progressi, ma devono puntare su cloud, modernizzazione delle architetture dati e formazione delle competenze per scalare più rapidamente”, ha spiegato Mauro Macchi, Ceo Accenture Emea. “Una strategia industriale coordinata, con infrastrutture condivise e investimenti comuni, è fondamentale per evitare dispersione e rendere accessibili a tutte le imprese europee capacità computazionali, ricerca e sviluppo e formazione. L’Europa ha tutto ciò che serve per cogliere la rivoluzione dell’AI. È il momento di agire”.

Un altro dato importante ci dice che le grandi imprese europee stanno adottando l’intelligenza artificiale più rapidamente rispetto a quelle più piccole, questo però non è confortante: così facendo si potrebbe aggravare il divario di produttività. Il 48% delle aziende più grandi ha implementato almeno una iniziativa trasformativa con IA generativa, contro il 31% delle imprese più piccole. Visto che in Europa la concentrazione di pmi è superiore a quella statunitense, è su questa fascia che bisognerebbe puntare.

C’è una distinzione da fare anche rispetto ai settori. Quelli dell’automotive, dell’aerospace e della difesa sono quelli più avanti rispetto a i comparti delle telecomunicazioni e delle utilities. Anche il settore industriale, responsabile di oltre un quarto del Pil europeo, non ha ancora sfruttato pienamente il potenziale dell’intelligenza artificiale.

A livello geografico, le competenze sono ben distribuite nei diversi Paesi. La Svizzera, la Germania, il Regno Unito e la Francia sono però leggermente più avanti rispetto a Spagna e Italia, tuttavia in ripresa, come confermato dall’a.d. di Accenture in Italia, Teodoro Lio. “Le imprese italiane stanno mostrando un’accelerazione decisa nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale per rafforzare la propria competitività. Quasi la metà ha già scalato almeno un progetto di Gen AI e molte stanno ottenendo ritorni superiori alle aspettative: un segnale concreto di un sistema che si sta attivando per giocare da protagonista nella nuova fase industriale”. Solo una su cinque (19%), però, ha oggi una strategia davvero matura su dati e AI: “questo ci dice che il potenziale di crescita è ancora enorme”, aggiunge Lio. “Il futuro della competitività italiana è nelle nostre mani”.

È necessario un ecosistema europeo solido e competitivo, che punti sull’alfabetizzazione in ambito tecnologico. Basti riflettere sul fatto che il 60% dei lavoratori europei teme di perdere il lavoro a causa dell’IA e il 36% non pensa di poterla utilizzare in maniera efficace.

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