Smartphone in cerca d’autore

Il mercato è invaso da una moltitudine di nuovi modelli capaci di prestazioni mai viste prima. Ma la vera differenza tra le varie proposte non è tanto nell’hardware, quanto nella filosofia con cui sono realizzati i sistemi operativi. Chi prevarrà tra Nokia, Apple, Google e Microsoft?

Chi ci capisce è bravo. Non tanto rispetto al funzionamento degli smartphone in sé, sempre più intuitivi e facili da usare, e nemmeno per quel che riguarda il loro futuro commerciale: stando ai dati raccolti dalla società di ricerca Gartner, sono infatti gli smartphone a trainare le vendite nel comparto della telefonia mobile, che nel secondo trimestre del 2009 sono riuscite a tamponare le perdite segnando “solo” un -6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente unicamente grazie alla crescita del 27% dei terminali multimediali, i quali rappresentano ormai un settimo di tutti i dispositivi mobile in circolazione.Il vero mistero che aleggia intorno all’universo della connessione a Internet sempre, dovunque e comunque ha piuttosto a che fare con i software che adotteranno nei prossimi anni questi supertelefonini. Le case produttrici sfornano nuovi modelli a ritmi vertiginosi, dotandoli di una moltitudine di funzionalità da sfruttare attraverso sistemi operativi dedicati. Multimedialità e convergenza tra le varie piattaforme, in un flusso continuo di informazioni, sono le parole d’ordine di questa ennesima rivoluzione digitale. Eppure, proprio sul tema del software, della struttura portante su cui si muovono le varie applicazioni, dalla videoscrittura all’invio di e-mail fino all’acquisto on line e alla riproduzione di file audio-video non è ancora possibile stabilire quale filosofia prevarrà tra Microsoft, Google e Apple. Anche perché nel gioco dell’ibridazione e del dialogo tra terminali e programmi, come se non bastasse, a creare sistemi operativi si stanno cimentando altri produttori, che forniscono telefoni con software proprietari sull’onda di Nokia e del suo Symbian. Ma le alleanze con i grandi dell’It vengono tutt’altro che disdegnate…

App store, Android market,Ovi & co.In effetti i campi su cui si gioca la partita della mobilità sono essenzialmente due: la piattaforma hardware sulla quale girano le applicazioni, e il sistema operativo, che spesso trascina dietro di sé anche il sistema di download di aggiornamenti e software opzionali. Ed è proprio questa la parte più golosa del business, perché come sta dimostrando l’App store di Apple, dal quale risultano essere state scaricate 1,8 miliardi di applicazioni, il vero valore (in termini finanziari e di brand equity) si realizzerà in futuro con servizi e prodotti on demand. Sì, perché se ormai l’hardware e le prestazioni sono simili per tutti gli smartphone (se si esclude la variante del touch screen di grandi dimensioni, introdotto dall’iPhone, rispetto alla classica tastiera Qwerty, che rappresenta la quintessenza della filosofia Blackberry), ciò che fa la differenza è il paradigma per l’uso e lo sviluppo del software. Come Apple, anche Microsoft propone un sistema con codice chiuso. Il gigante di Redmond ha lanciato la sua ultima piattaforma, Windows Phone, una nuova generazione di telefoni smart creati da svariati produttori che hanno adottato la versione 6.5 del sistema operativo Windows mobile, pensata per lavorare sul cellulare come su una naturale estensione del netbook. Rispetto ai contenuti da scaricare, Windows mobile è direttamente collegato con Windows Marketplace for Mobile, all’interno del quale è disponibile in download un’ampia gamma di applicazioni, acquistabili con una policy del tipo “soddisfatti o rimborsati”, un indubbio vantaggio dei sistemi con codice chiuso. Dell’esercito schierato sotto l’egida di Microsoft fanno parte marchi come Lg, Sony Ericsson, Toshiba, Acer, Htc e Samsung. Gli ultimi tre, tuttavia, non rinunciano a intraprendere altre strade. Se Htc è stata la prima casa a giocare con l’Android di Google creando un anno fa il pionieristico telefonino Dream, ora superato da Hero, e Acer sta per presentare il suo A1, pilotato dal piccolo androide verde, Samsung non è da meno, visto che ha appena lanciato i nuovi Galaxy e Jet: il primo funziona con il sistema operativo a codice aperto di Google, mentre il secondo segna l’ingresso della casa coreana nell’universo dei software proprietari. Del resto il sistema operativo di Big G fa gola a molti (anche se al momento solo il 2% dei possessori di smartphone lo utilizzerebbe), soprattutto a chi ama scaricare le applicazioni che desidera senza limiti e gratis. A suo rischio e pericolo, naturalmente. Il codice aperto, infatti, permette a chiunque di modificare le applicazioni, creando programmi e opzioni personalizzati, a scapito però della sicurezza. Funziona un po’ secondo la stessa filosofia adottata da Linux o da Firefox di Mozilla. È, in altre parole, il prezzo della gratuità: alla disponibilità di un numero pressoché infinito di contenuti generati dagli utenti, anche straordinariamente creativi, non corrispondono vere e proprie garanzie sulla loro efficacia e sicurezza. Al momento il sistema operativo più diffuso è il Symbian di Nokia, che conta per il 51% del mercato globale, anche se le sue quote stanno venendo rosicchiate da vecchi e nuovi concorrenti. Fatto sicuramente dovuto a un assestamento fisiologico dei giocatori in campo, ma forse accentuato da alcuni ritardi nello sviluppo del portale Ovi, la controparte finlandese dell’iTunes e dell’App store. Nokia in ogni caso non ha mai imposto un approccio “fondamentalista” alla propria tecnologia come invece ha fatto l’azienda di Steve Jobs, tanto è vero che ha appena presentato il nuovo potentissimo N900, equipaggiato con il sistema operativo Linux, che consente prestazioni legate alla connettività e alla riproduzione di file multimediali da vero Pc. Apple, dal canto suo, sembra non conoscere battute d’arresto, visto che senza ricorrere a software esterni l’iPhone pesa per il 13,3% del parco smartphone mondiale. La battaglia, dunque, è appena cominciata…

Più smartphone, meno stressAnche perché ovunque ci si trovi, qualunque attività si debba svolgere, oggi è quasi imprescindibile rimanere connessi alla rete. Non è solo questione di efficienza, di reperibilità e di controllo delle attività in ufficio (leggasi attaccamento ossessivo al lavoro!) durante le trasferte: poter accedere ai messaggi e-mail, raccogliere informazioni e redigere documenti senza dover stare seduti dietro la scrivania è prima di tutto un privilegio che permette di ottimizzare i tempi impiegati per gli spostamenti e seguire fuori sede le attività che non devono essere gestite alla scrivania. Il Kgwi (Kelly global workforce index), indice che la multinazionale di servizi per le risorse umane Kelly Services ha realizzato su un campione di oltre 100 mila lavoratori in 34 paesi, di cui 6 mila italiani: per l’80% dei lavoratori della Penisola l’efficienza lavorativa si migliora con le moderne tecnologie, come smartphone e laptop, che oltre a essere direttamente coinvolte nell’incremento della produttività sono complici del cambiamento degli equilibri vita privata-lavoro. I più entusiasti per le possibilità aperte dai nuovi sistemi di telecomunicazione sono i giovani: quasi due under 29 su tre sono convinti della diretta correlazione tra tecnologia e incremento della produttività individuale. In principio erano il Blackberry e il notebook, strumenti che in brevissimo tempo sono diventati sinonimi stessi di mobilità. Le prime generazioni di questi prodotti erano dispositivi spesso ingombranti, tutt’altro che leggeri, con connessioni alla rete lente, non sempre affidabili e come se non bastasse molto costose. Oggi invece è possibile muoversi a costi sempre più accessibili all’interno di una vastissima gamma di dispositivi affidabili, semplici da usare, ma anche belli da vedere. La discesa in campo di nuovi costruttori e l’ibridazione dei generi scaturita dall’incontro tra informatica e telefonia cellulare hanno condotto alla nascita di terminali che fanno le veci dei Pc e allo sviluppo di notebook sempre più compatti, che nella borsa non rubano molto più spazio dei telefonini. Il fil rouge che unisce gli smartphone ai notebook è la multimedialità, da sfruttare tanto per questioni professionali quanto per concedersi momenti di relax e di distrazione o per comunicare con gli amici attraverso i social network o il Voip (la tecnologia che permette di telefonare da Internet).

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