Per Saab è finita, o forse no

Il marchio svedese dichiara il fallimento dopo il veto posto da Gm sulla proposta d’acquisto dei cinesi. “Sembra la fine, non lo è necessariamente”, afferma l’ad Victor Muller

Per mantenere viva la produzione della Saab, ferma ormai dallo scorso aprile, servirà un miracolo. Lo storico marchio svedese, fondato nel 1937 con il sostegno del governo, ha annunciato il suo fallimento aprendo così la strada alla vendita e alla liquidazione dei propri asset per pagare i 3.400 dipendenti e i propri debiti, restando attiva solo nel comparto degli aerei. L’offerta da parte di potenziali investitori cinesi, infatti, non è stata accettata dalla General Motors, ex proprietaria di Saab che ha ancora la possibilità di esprimersi sul futuro della casa automobilistica svedese sulla scia dei legami che legano le due società: il colosso statunitense, infatti, si è detto contrario a trasferire i brevetti tecnologici di Saab ai rivali cinesi.“È il giorno più nero della mia carriera”, ha dichiarato l’amministratore delegato Victor Muller, che ha cercato finanziamenti per Saab da quando è stata acquistata nel febbraio 2010 da Spyker Cars, costruttore olandese. Senza ulteriori fondi il consiglio di amministrazione ha così deciso per la bancarotta “nel miglior interesse dei creditori”. Anche se la bancarotta “sembra la fine, non lo è necessariamente”, aggiunge, però, Muller. Saab ha infatti ricevuto – osserva Muller – “due o tre” manifestazioni di interesse da potenziali acquirenti e che starà agli amministratori della bancarotta esaminarle. Saab ha asset per 3 miliardi di corone svedesi (433,5 milioni di dollari) e questi saranno probabilmente venduti per pagare i fornitori e il National Debt office svedese, che ha garantito un prestito da 217 milioni di euro dalla Banca Europea per gli investimenti.

La posizione di Saab Italia

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