Lovaglio scarica Nagel: “Mps punta al 66% di Mediobanca, poi un nuovo Ceo”

Il manager si dice fiducioso sul successo dell’Ops e spiega che l’operazione punta a costruire la terza banca italiana, con ambizioni europee

Lovaglio scarica Nagel: “Mps punta al 66% di Mediobanca, poi un nuovo Ceo”L'a.d. di Mps, Luigi Lovaglio, durante l'intervista a Bloomberg Tv

“Siamo determinati ad arrivare oltre il 66% di Mediobanca”. Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Mps, ha parlato ai microfoni di Bloomberg Tv, durante la tappa londinese del suo tour dedicato agli investitori internazionali. L’obiettivo è ambizioso: conquistare il controllo totale di Mediobanca attraverso un’Offerta pubblica di scambio (Ops) che si chiuderà il 18 settembre.

Lovaglio ha precisato che la soglia minima del 35% indicata nel prospetto dell’Ops “è solo una soglia tecnica”, ma che il vero traguardo resta ben più alto. “Siamo fiduciosi che l’offerta si concluderà positivamente, non vedo motivi per cui gli azionisti non debbano partecipare”, ha dichiarato.

Governance, nuova era in vista per Mediobanca

Nel delineare il futuro post-fusione, Lovaglio non ha lasciato spazio a dubbi: in caso di successo dell’operazione, l’attuale Ceo di Mediobanca, Alberto Nagel sarà sostituito. “Mi sembra evidente che non sia interessato all’operazione: l’ho chiamato e non mi ha risposto”, ha rivelato. Il successore sarà scelto con criteri di qualità e internazionalità: “Dovrà essere un profilo brillante, capace di motivare la squadra e attrarre talenti”.

In ambienti finanziari si parla già di un possibile ‘traghettatore’, mentre in caso di successo dell’Ops, anche il presidente Renato Pagliaro sarebbe destinato all’uscita, in linea con le indicazioni della Bce, secondo cui Mediobanca verrebbe coordinata e controllata dalla capogruppo senese.

La strategia industriale e il ruolo dei grandi soci

L’incontro con i fondi londinesi ha segnato un cambio di passo: se a gennaio le domande vertevano sul ‘perché’ dell’operazione, oggi si guarda al ‘cosa succederà dopo’. Il piano, secondo Lovaglio, punta su una combinazione complementare tra due istituti, non su un’integrazione classica. L’obiettivo è creare la terza banca italiana, con una base da 8 miliardi di dividendi potenzialmente distribuibili e un’attenzione rivolta anche all’espansione internazionale.

Sul fronte azionisti, il Ceo ha chiarito che Caltagirone e Delfin – entrambi presenti anche nel capitale di Mps – non hanno mai interferito: “Ho deciso tutto da solo”, ha detto Lovaglio, definendo i due soci “sostenitori fin dall’inizio”.

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