Finfluencer: l’influencer ora è anche finanziario

Si tratta di figure nate negli Stati Uniti che ora si stanno diffondendo sempre più anche in Europa. Da parte degli organismi regolatori c'è una certa allerta

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Sfruttare i social network e, più in generale, Internet, per fornire consigli sugli investimenti. È il ruolo degli influencer finanziari – ribattezzati finfluencer – ultima tendenza in arrivo dagli Stati Uniti d’America, che stanno creando non poche preoccupazioni agli organismi di controllo. Soprattutto perché, secondo i dati della Fondazione Finra e di Cfa Institute, il 48% dei giovani investitori (18-25 anni) usa i social media come fonte primaria di informazione finanziaria.

La loro influenza, si ricorda in un articolo di Affari & Finanza di Repubblica, si è manifestata già a inizio 2021 con il caso GameStop. Già alla fine di quell’anno la Fed avvertiva che i social avevano “raggiunto il potenziale per destabilizzare i mercati finanziari”.

Influencer marketing: è tutto oro quello che luccica?

Gli influencer economici hanno iniziato dalle classiche lezioni di finanza gratuite. Una volta aumentato i follower hanno puntato su contenuti composti per il 68% da promozioni o raccomandazioni di investimento, spesso indirizzate verso azioni o i fondi quotati Etf. Solo l’anno scorso in Italia sono stati pubblicati sui social 946 mila contenuti a tema economia e finanza, di cui 8.750 sponsorizzati (dati Buzzoole). E mentre gli intermediari finanziari sono sottoposti a un rigorosa preparazione e accreditamento professionale, i finfluencer – si evidenzia su Affari & Finanza – dilagano sui social con una media di 128 mila follower ciascuno. Numeri che non passano inosservati. Non a caso, le società di investimento starebbero stringendo accordi commerciali per promuovere i loro prodotti: secondo l’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari, che riunisce le Consob a livello internazionale, almeno il 10% dei soggetti finanziari investe attivamente in campagne di influencer marketing e il 43% delle aziende europee ha in previsione di farlo.

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