Crollo Stellantis in Italia: -33,6% nella produzione auto

Nel primo semestre 2025, gli stabilimenti italiani hanno fabbricato solo 221.885 veicoli. Il sindacato Fim-Cisl accende l’allarme e chiede un nuovo piano industriale

Crollo Stellantis in Italia: -33,6% nella produzione autoAlcuni modelli di Fiat 500 Ibrida prodotti nello stabilimento di Pomigliano (Na)

La produzione italiana di Stellantis scivola verso il basso con un bilancio preoccupante nel primo semestre del 2025. Secondo l’analisi della Fim-Cisl, nei primi sei mesi dell’anno gli stabilimenti italiani del gruppo hanno prodotto complessivamente 221.885 veicoli, segnando una contrazione del 26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Ancora più netto è il crollo delle auto: -33,6%, per un totale di 123.905 unità. Solo il comparto dei veicoli commerciali mostra una flessione più contenuta: -16,3%, pari a 97.980 unità.

Pomigliano resiste, ma preoccupa la Fiat Pandina

Tutti gli stabilimenti italiani restano in terreno negativo. L’unica eccezione, parziale, è lo stabilimento di Pomigliano (Na), che oggi rappresenta oltre il 60% della produzione nazionale del gruppo. La sola Fiat Pandina vale più del 50% dei volumi produttivi italiani, ma anche questo modello ha subito un calo del 15%. Un dato considerato allarmante dalla Fim-Cisl, che teme l’impatto del lancio della Pandona prodotta in Serbia.

Nessun segnale di ripresa: il 2025 peggio del previsto

Per la Fim-Cisl, la situazione è peggiorata rispetto alle già critiche condizioni del 2024. Il segretario Ferdinando Uliano non nasconde la delusione: «Non ci aspettavamo un miglioramento, ma nemmeno un calo così accentuato». Il sindacato chiede l’apertura di un confronto con il nuovo CeoAntonio Filosa, per garantire una prospettiva industriale e occupazionale ai siti italiani.

Le stime per fine anno non lasciano spazio all’ottimismo: si prevede una produzione complessiva di 440 mila veicoli, ben lontana dall’obiettivo del milione previsto al 2030. Le sole auto potrebbero fermarsi a quota 250 mila.

Mercato debole e ritardi nei nuovi modelli

I fattori del calo sono molteplici: una domanda in calo in tutta Europa, la transizione elettrica ancora senza certezze, l’assenza di modelli competitivi a basso prezzo, e le scelte strategiche del gruppo. Le vendite di Stellantis in Europa sono in calo dell’8%, e del 12% in Italia. I nuovi modelli, come la Fiat 500 ibrida – presentata a Torino lo scorso 4 luglio – entreranno in produzione solo a novembre, con 5 mila unità previste per quest’anno.

Stabilimenti a rischio e futuro incerto per Maserati e Termoli

I ritardi nel lancio della nuova Giulia e Stelvio a Cassino e la lenta transizione di Melfi aggravano la situazione. Intanto, resta aperta la questione sul destino della fabbrica Maserati, dove il calo della produzione è stato del 34% e solo 45 unità sono state prodotte a Modena, con un tasso di utilizzo degli impianti sceso al 71,9%.

Non meno incerto il futuro di Termoli, che avrebbe dovuto ospitare la Gigafactory di ACC, progetto ora congelato. Il manager Jean-Philippe Imparato ha annunciato un possibile rilancio di Maserati accanto al brand Alfa Romeo, che sta lentamente recuperando terreno.

Fim-Cisl e governo chiedono un piano per l’Italia

Il ministro Adolfo Urso sottolinea che la crisi non riguarda solo Stellantis, ma l’intera industria automobilistica europea, travolta da una politica industriale «folle» che ha imposto target irraggiungibili con il Green Deal. Urso ribadisce la necessità di una risposta a livello europeo e annuncia un nuovo tavolo Stellantis al Mimit.

Nel frattempo, quasi la metà dei lavoratori italiani del gruppo è coinvolta in ammortizzatori sociali, e non si esclude un ulteriore ricorso alla cassa integrazione entro fine anno.

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