I cinquantenni vogliono lavorare fino ai 65 anni. Ma le aziende…

Colpa dell’instabilità politico-economica e del mito del posto fisso. In Italia, anche dell’alta età pensionabile

Largo ai giovani? Non in Europa e non se la decisione spetta solamente agli adulti. I cinquantenni del Vecchio continente, infatti, non sembrano avere alcuna intenzione di passare il testimone, perlomeno quello professionale. A dirlo la ricerca Voice of the Workforce in Europe condotta da Deloitte, società di consulenza e revisione, su 15mila persone di 10 Paesi europei, da cui emerge che la maggior parte dei lavoratori di oggi conta di mantenere il proprio posto ancora a lungo. Il 30% degli intervistati, infatti, considera i 65 anni come l’età giusta per smettere di lavorare. E in Italia la previsione è ancora a più lungo termine: il 19% dei lavoratori over 50 pensa che smetterà di lavorare a 67 anni (contro il 13% della media europea) e l’11% addirittura i 70 (contro il 7% degli intervistati nel resto d’Europa). Del resto, da noi l’età pensionabile è più alta della media europea. Peccato che le aziende siano di tutt’altro avviso. “Per le aziende la voglia di rimanere attivi degli anziani non è riconosciuta come una qualità né come una risorsa che può aiutare a contrastare la carenza di competenze. A oggi, come emerge dall’ultima indagine Deloitte human capital trends, un leader Hr su cinque considera i lavoratori più anziani come uno svantaggio competitivo. Una percentuale che in Italia è salita a quasi un intervistato su tre” ha ammesso Drew Keith, human capital leader Italia di Deloitte.

Le ragioni dei cinquantenni

Ma perché i cinquantenni si sentono degli highlander e non vogliono rinunciare alla carriera prima dei 65 anni? Innanzitutto per l’instabile situazione economica e politica. Dopotutto per l’87% del campione (89% in Italia) “sicurezza del lavoro e stabilità” sono una priorità. Ma c’è anche un’altra ragione: gli europei amano il posto fisso, tanto che il 61% (58% nel nostro Paese) dei partecipanti preferisce il contratto a tempo indeterminato. Anche i liberi professionisti sembrano pensarla allo stesso modo: solo un terzo (30%) vorrebbe essere tale, mentre il 31% preferirebbe lavorare come dipendente, anche con contratto a tempo indeterminato (21%) o part-time. Un po’ a sorpresa, a preferire le nuove forme contrattuali miste sono più gli anziani.

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