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Gusto

Per un cocktail di…vino

Anche i grandi classici sanno rinfrescare l’estate. Impazzano le nuove ricette a base di nettari pregiati. Tra mix non convenzionali e coloratissimi shake dove trionfano i gusti di spumante, grappa e grandi rossi, vi spieghiamo come comporre il bicchiere perfetto

L’estate non è forse il momento migliore per abbandonarsi ai piaceri dei vini e distillati più impegnativi, ma ci resta la possibilità di shakerare il tutto e preparare fantasiosi cocktail dove quel che sembra fatto per essere gustato vicino al tepore di un camino, si trasforma in un drink fresco e dissetante. Vogliamo provare?

ALTRE FORME DI MOJITO

Non abbiamo ancora finito di acclamare le speciali gelatine alla grappa che lo chef Moreno Cedroni di Senigallia ha preparato per Bonaventura Maschio durante Identità Golose, che il dinamico duo presenta già una ricetta ideale e perfetta per l’estate. Non solo l’ennesima variante del mojito, ma un modo succulento e profondo per scoprire le sfumature dei distillati di frutta, sempre bistrattati in Italia, dove la grappa ruba sempre la scena. Si tratta invece di prodotti in cui la frutta viene estratta con la sua essenza da fresca, e i risultati sono straordinari e in grado di catturare l’immaginazione di un pubblico molto ampio. In questo caso, come ingrediente nel mojito al posto del rum appena invecchiato, ecco le Prime Uve Oro, distillato che unisce la freschezza e la brillantezza della gioventù dell’uva fresca con i profumi più riflessivi ed evoluti del legno. Quindi tanta frutta e note floreali, ma anche miele e vaniglia, ideali in abbinamento con lo zucchero di canna del cocktail e per contrastare la menta (allo stesso tempo sottolineata in maniera nuova dall’acquavite d’uva). Il Mojito Prime Uve prevede inoltre l’aggiunta di succo di pera per amalgamare ancora meglio la componente del distillato con quella analcolica.

Sempre sul tema mojito ricordiamo l’ormai “classico” (risale infatti all’estate 2010) Mojito degli Angeli, ovvero la versione preparata usando il Recioto della Valpolicella “Degli Angeli” di Masi, campione di fama e di gusto che molti avranno avuto modo di assaggiare.

PIGNOLETTO & CO.

Tra le uve bianche notissime in loco, ma semisconosciute appena fuori dalla loro terra d’origine, il Pignoletto dei Colli Bolognesi ha un posto speciale. E allora, grazie all’intraprendenza di Manaresi e dell’Enoteca Giro di Vite di Bologna, divertiamoci a riscoprirlo in versione “cremolada”, sorta di sgroppino con vino e frutta fresca di stagione. È semplice come preparazione: si procede sbucciando la frutta e lasciando solo la polpa di pesca e albicocca, la si congela e poi si trita la polpa ghiacciata. Questa sorta di granita divi-ne la base da mettere nel bicchiere su cui versare all’incirca in proporzione 50/50 il Pignoletto frizzante. Uno spumante non banale, ottenuto attraverso una vinificazione con criomacerazione in riduzione (ovvero senza il contatto con l’ossigeno e a temperature bassisime per non bruciare i profumi), che passa in autoclave per tre mesi per acquistare la bollicina e rivela note di pera e mela nitide, ponendosi come alternativa al prosecco per la nota amarognola e ammandorlata evidente già al naso, e una bocca molto frizzante, piacevole con retrogusto deciso che fa da contraltare ideale alla dolcezza della frutta ghiacciata.

Restiamo in Emilia Romagna perché si è appena tenuta (il 21 giugno) Vini e Cocktail DiVini, dove protagonisti sono stati il Pignoletto Spumante, il Lambrusco e l’Albana Passito, diventati parte di tre mix sotto la guida del responsabile della Mostra permanente di Enoteca Regionale, Maurizio Manzoni, e attraverso le mani del barman Marco Canè (on line trovate le ricette vincitrici).

GRAPPA E AMARI DA GRAPPA

La grappa resta comunque il nostro distillato per eccellenza. Quindi ecco come possiamo, seguendo le indicazioni della distilleria Bonollo, preparare un grande cocktail usando la grappa invecchiata Of Amarone Barrique (ma sentitevi liberi di scegliere anche un’altra grappa molto invecchiata e intensa come profumi, ovviamente buona!) con la ricetta del barman Andrea Sacco. Innanzitutto usiamo un tumbler basso. Pestiamo il lime a cubetti e lo zucchero di canna sul fondo del bicchiere. Aggiungiamo sour mix (miscela di glucosio, acqua e lime) e pestiamo ulteriormente. Poi abbondante ghiaccio pilé, 6 cl di grappa Of Amarone Barrique Bonollo e shakeriamo energicamente il tutto. Aggiungiamo una fetta d’arancia per conferire ulteriore carattere agrumato. Se invece della grappa invecchiata preferite usare lo squisito amaro ottenuto a partire da questa grappa (Amaro Of Amarone) o il vostro amaro del cuore, potete preparare un fresco cocktail usando del ghiaccio intero, 10 cl di mix lime e sciroppo di zucchero, 1 cl di amaro, una fetta d’arancia e sette-otto foglie di menta da mescolare delicatamente nel bicchiere.

STRANO MA VERO: I VINI PIEMONTESI

Sembra strano parlare di cocktail partendo dalle Langhe e per di più da La Morra e dai suoi barolo fruttati ed eleganti, ma Gianni Gagliardo (oltre 11 ettari coltivati a Nebbiolo da cui produce tra gli altri il famoso Barolo Riserva Docg Preve), ha recentemente lanciato due vini frizzanti chiamati Villa M, uno bianco a base moscato e uno “rosso” a base brachetto, entrambi frizzanti e dolci. Li possiamo utilizzare (come altri vini bianchi aromatici e dolci) per il Lady M, per il quale si versano 20 cl di Villa M e 5 cl Aperol direttamente nel calice da vino, insieme a cinque cubetti di ghiaccio; si mescola e si decora con cuoricino d’arancia, alchechengi, orange twist. Per gli amanti del cetriolo ecco il Villa M Cucumber con 5 cl di Villa M, 1,5 cl cetriolo centrifugato, 0,5 cl zucchero liquido e 2 cl di gin serviti con fragola e kiwi come decorazione. Per il Villa M Rosso a base di brachetto ecco il Black Villa M and rocks, con 9 cl Villa M rosso mescolati con 1 cl liquore di liquirizia e due sassolini di liquirizia (amarilli) depositati sul fondo del bicchiere, il tutto decorato con scorza di limone e bastoncino di liquirizia. Infine, possiamo usare il Villa M Moscato per una versione frozen con appunto 8 cl Villa M, 3 cl liquore lichee, 2 cl vodka, 1 cl aperol uniti a fragole, zucchero, limone e ghiaccio posti nel blender e servendo il tutto con una fragola a decorazione.

RISCOPRIRE IL “PUNCH”

Dato che stiamo mescolando momenti e stagioni, perché non riscoprire il gusto del “punch” in chiave estiva? The Fooders, dinamico duo di gastronomi romani, propone una serie di punch meravigliosi per i vini della Cantina PieveVecchia in Maremma nel Montecucco (Campagnatico, Gr). Per esempio, il Punch all’arancia e fiori di sambuco ottenuto con due litri di Campo del Noce (un vermentino in purezza, quindi potete anche usare un’alternativa a vostra disposizione di vino dallo stesso vitigno purché molto fresco e minerale), due bicchieri di brandy, due arance intere, sciroppo di fiori di sambuco, boccioli di rosa essiccati posti in una caraffa. Oppure il “Vino di lamponi”, ottenuto usando due bottiglie di Albatrello (un Montecucco Doc a base sangiovese, alicante e altre uve della zona), 750 g di lamponi passati al setaccio, 750 g di zucchero e foglie di basilico. Per ottenerlo si fa bollire per un’ora il vino con i lamponi, lavati e setacciati, per poi lasciare il tutto a riposare per due giorni in ambiente fresco e aerato. Dopodiché si filtra, si aggiunge lo zucchero, si mescola bene col cucchiaio di legno e si fa bollire ancora venti minuti. Dopo il raffreddamento e un’altra filtrazione si addiziona di acqua minerale e lo si serve con foglie di basilico. Per gli amanti dell’aromaticità balsamica e mediterranea, ecco il Punch alle erbe, per il quale si usa un litro di Le Zere (vino bianco Igt a base chardonnay e fiano di un certo corpo e struttura) con una bottiglia di prosecco, 125 gr di melissa e salvia, 250 g di menta, 60 g di rosmarino, 125 grammi di foglie di geranio rosa, tutti mescolati a temperatura ambiente e fatti riposare per un notte. Il giorno successivo si aggiungono 250 g di fragole o frutti rossi e 125 g di miele, facendo attenzione che si sciolgano completamente. Servire molto freddo in piccoli bicchieri e decorare con fiori di stagione.

VARIE DECLINAZIONI DEL PROSECCO

Ovviamente non si contano più i drink, dallo Spritz in poi, dove il prosecco è diventato il prodotto base al posto del generico “spumante” che si usava qualche anno fa. Ecco quindi che nascono prodotti quasi pensati esclusivamente per questa destinazione, come il nuovo Degagè di Santa Margherita, sempre ottenuto a base di uva glera (più altre varietà bianche come pinot bianco) assemblate da varie aeree di coltivazione. Dominano le note anche qui di frutta bianca come pera e pesca, mentre in bocca la dolcezza è minore rispetto al prosecco rendendolo più versatile nei cocktail come nella versione Degagè on de rock con 1 cucchiaino di zucchero di canna bianco e ¼ arancia fresca, ottenuto semplicemente pestando delicatamente l’arancia unita a 4 cl di Cointreau, Degagè e servito con un rametto di lavanda in un calice da vino. Oppure nel Red fruit and Degagè con 5 cl di frullato di lamponi, 1 cl zucchero liquido alla vaniglia, 4 cl di vodka alla pesca Grey Goose e 5 cl di Degagè. Se vogliamo tornare ancora per un attimo in Romagna, proviamo l’Old sweet, con una zolletta di zucchero con 0,5 cl di aceto balsamico di Modena 25 anni, su cui versiamo (in una coppa Asti) il Degagè. Per gli amanti dei profumi e dei cocktail centroamericani, ecco la versione Margherita che prevede due gocce di angostura, 2 cl rum invecchiato 20 anni aggiunti di Degagè nella “solita” coppa Asti per ottenere il massimo effetto aromatico. E se volete addirittura il massimo (nel genere) per quanto riguarda il rum, potreste usare il Ron Millonario XO, un Ron peruviano invecchiato 20 anni con il Metodo Solera, sfacciato nella sua nuova mise con collare in peltro dorato che contrasta con il suo colore nero cupo. I profumi che porta sono quelli classici di canna da zucchero, frutta secca, vaniglia e cannella insieme alle note tropicali classiche della tipologia. Non un campione di understatement. Ma per una volta all’anno ci si potrà pur permettere uno scivolamento nel vistoso e appariscente, no?