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Lavoro

Perché ci siamo dimenticati del salario minimo?

A riportare l’attenzione sul tema è il presidente dell’Inps, Tito Boeri: «Abbiamo dei profili salariali che gridano vendetta, si pagano le anzianità e non le competenze». L’Italia è uno dei soli sei Paesi europei a non avere un tetto salariale minimo fissato per legge

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Che fine ha fatto il salario minimo legale? Che cosa ne è stato del dibattito in proposito? E perché non se ne parla più? Sono queste le domande che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha proposto a un convengo all’Arel riaccendendo la luce su un tema fondamentale per il futuro del lavoro in Italia. L’attuale sistema non funziona.

Serve invece «salario minimo orario legale che valga per tutti laddove le maglie della contrattazione non sono in grado di evitare che le persone vadano sotto alcuni livelli», dice Boeri.«Sarebbe un qualcosa che permette e stimola la migliore collocazione delle risorse eliminando le imprese a bassa competitività. «Abbiamo dei profili salariali che gridano vendetta, si pagano le anzianità e non le competenze», aggiunge il presidente dell’Inps, «è paradossale che questo tema sia stato depennato».

Perché ci siamo dimenticati del salario minimo?

Nel mirino finiscono dunque anche i sindacati, complici di queste distorsioni in cui l’Italia si trova ad avere «un problema di bassa occupazione giovanile e un problema femminile per le disuguaglianze di genere», ma dalle organizzazioni dei lavoratori arrivano solo proposte sulle pensioni. «Se risolviamo i problemi del mercato del lavoro risolviamo anche il problema del sistema pensionistico”.Dall’altra parte, c’è anche una questione imprenditoriale «ancora più seria», visto che il peso del sindacato è «sovrastimato». Soltanto in cinque Paesi europei, infatti, oltre all’Italia, non è previsto un salario minimo: Danimarca,Cipro, Austria, Finlandia e Svezia.