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Perché ci piace ciò che ci piace? Risponde Luca Ticini

Il professore di neuroscienze cognitive della Vienna Private University spiega come genetica e ambiente contribuiscano a formare il gusto estetico di ciascuno di noi

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Dal suo studio di Vienna, Luca Ticini ci spiega via Zoom di quanto la ricerca nel campo delle neuroscienze sia più vitale che mai. Professore di neuroscienze cognitive alla Webster Vienna Private University, Ticini è un triestino dalla parlata veloce. Anni di formazione nelle migliori università europee ne fanno uno degli interlocutori migliori per capire qualcosa di più sugli effetti della bellezza nella nostra vita quotidiana.

Professor Ticini, come reagisce il cervello davanti al bello?
La prima cosa da dire, e forse anche la più interessante, è che tutti gli individui reagiscono alla stessa maniera: esiste infatti una parte neurologica, dettata da come è fatto il nostro corpo, che si comporta nel medesimo modo indipendentemente da provenienza, età, sesso. Poi, ovviamente ci sono una serie di infrastrutture che variano da individuo a individuo e che derivano dalla cultura di appartenenza, dalle esperienze personali, dall’ambiente. Queste sì che sono soggettive e influenzano il nostro giudizio finale di fronte, ad esempio, a un’opera d’arte.

Come si stabilisce che la prima parte, quella neurologica, è davvero uguale per tutti?
Se osserviamo una risonanza magnetica di diverse persone esposte a qualcosa di bello e gradevole, si attiva sempre un’area della corteccia orbito-frontale.

Dove si trova?
Proprio tra i due occhi. È l’area del cervello che ci permette di percepire il bello, specie la bellezza artistica. Va detto, però, che il cervello distingue tra bellezza e bellezza…

Che cosa intende?
La capacità di reazione dell’organo davanti a un’opera dal vivo è diversa rispetto a una sua riproduzione. Il cervello distingue se siamo dinnanzi al Giudizio Universale di Michelangelo o a una sua foto. Questo perché la percezione è un sistema complesso, di cui sappiamo ancora poco. Se il senso della vista è certamente fondamentale, non vanno sottovalutati gli effetti della componente sensitiva: il tatto, l’olfatto, la percezione dello spazio. Se siamo in un museo avvertiamo l’odore, ad esempio, delle tele, possiamo muoverci nel luogo e osservare un’opera da vari punti di vista e altro ancora: tutti questi stimoli amplificano la percezione del bello.

Perché ci piace ciò che ci piace?
Che cosa determina il gusto in ciascuno di noi? La risposta sta nella genetica. Diversi studi sui gemelli hanno permesso di dimostrare l’importanza del genoma nella nostra decisione estetica. Così come esiste la genetica del gusto per il cibo, esiste anche una genetica del gusto per il bello. Tuttavia, il nostro cervello è plastico e malleabile e la componente ambientale, data dalla storia personale e famigliare di ciascuno, dal grado di cultura e persino dalla personalità, ha il suo peso.

Diverse pubblicazioni hanno dimostrato gli effetti benefici delle visite museali sulla salute mentale delle persone, cosa ne pensa?
Si stanno studiando a fondo gli effetti della cosiddetta cultural partecipation, quindi la visita a musei, teatri, cinema e concerti, sugli individui. Possiamo dire con certezza che le arti aumentano il nostro benessere psicofisico: dopo un’esperienza di bellezza lo stress si riduce.

Come si fa a misurare questo benessere?
Esistono vari metodi. Uno è quello di verificare la presenza nella saliva del cortisolo, l’ormone dello stress: dopo un’esperienza estetica diminuisce molto. La corteccia orbito-frontale fa poi parte di una rete complessa legata all’area dell’appagamento dei nostri bisogni: attivando quella zona, si libera una cascata ormonale che rallenta il battito cardiaco e aumenta il senso di piacere.

Possiamo, quindi, dire che la bellezza fa bene?
L’accostamento al bello aumenta la nostra soddisfazione esistenziale. La corteccia orbito-frontale è continuamente stimolata da ciò che vediamo e dalle esperienze che viviamo: il modo in cui la nutriamo quotidianamente influenza la capacità di reazione del nostro cervello e le connessioni neuronali legate al benessere generale. Per questo educare i bambini, fin da piccolissimi, alla bellezza è importante: è un investimento sul loro well-being futuro. La “dieta estetica” è importante per la nostra salute tanto quanto quella alimentare.