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Valcucine: Dna eco-friendly

La sostenibilità è un valore centrale per l’azienda fin dalla sua fondazione ma, ricorda il Ceo Maurizio Vianello, non bastano gli sforzi dei privati per garantire un futuro al nostro pianeta

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La sostenibilità fa parte del Dna di Valcucine, l’azienda che ha rivoluzionato i paradigmi del settore sviluppando una filiera produttiva all’insegna dell’eccellenza, nel campo dell’innovazione, dell’artigianalità ma soprattutto del rispetto dell’ambiente, il vero driver che guida tutti i processi di innovazione e di produzione aziendali. Del resto, la riconversione e la transizione ecologica, per tutte le aziende del comparto (e non solo), non è più soltanto un’opzione ma come un passaggio obbligato. «Abbiamo di fronte a noi una sfida importante che non possiamo perdere», dice il Ceo Maurizio Vianello, «e non bastano gli sforzi di qualche singola azienda per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci stiamo dando per garantire un mondo vivibile ai nostri figli e ai nostri nipoti».

La sostenibilità può essere davvero il volano del business? È un valore che abbiamo messo al centro sin dalla fondazione dell’azienda, in tempi non sospetti, quando nessuno ne parlava, perché l’obiettivo è sempre stato quello di minimizzare l’impatto ambientale e farsi carico dei problemi che la produzione e il consumo comportano. Grazie a questo impegno etico, infatti, Valcucine, ha rivoluzionato i paradigmi del settore divenendo massima espressione di innovazione, affidabilità e durabilità. La sostenibilità in sé non è tanto il motore del business, ma il driver che guida tutti i processi di innovazione e quelli di produzione aziendali.

Facciamo un esempio di innovazione green? Valcucine si distingue da più di 40 anni per la progettazione e la produzione nell’alto di gamma di cucine uniche nel loro genere. Nel corso del tempo abbiamo rivoluzionato i paradigmi del settore e di una filiera produttiva sviluppata all’insegna dell’eccellenza, nel campo dell’innovazione, dell’artigianalità e della sostenibilità, introducendo una serie di prodotti rivoluzionari che sono diventati iconici nel mondo della cucina come la collezione Riciclantica, con un design basato sulla dematerializzazione, studiata per avere un basso impatto ambientale e che rispetta i quattro principi fondamentali dell’ecocompatibilità: minimo consumo di materie prime e di energia, lunga durata, riciclabilità e finiture atossiche; oppure il canale attrezzato Logica Theca che ha dato il via a numerose rivoluzioni ergonomiche successive, e ancora le basi Invitrum, che garantiscono la riciclabilità al 100% e sono il primo esempio di design for disassembly, il metodo per sviluppare prodotti facilmente smontabili, nell’industria della cucina; infine la collezione Genius Loci disegnata per promuovere la personalizzazione e l’artigianato locale.

Oltre ai prodotti, quali sono le buone pratiche green che avete adottato? Negli ultimi anni abbiamo dedicato molto tempo a prove e sperimentazioni su materiali nuovi che siano sostenibili nei confronti dell’ambiente e di chi utilizza la cucina tutti i giorni. Controlliamo la radioattività artificiale ed eseguiamo test per eliminare le sostanze volatili dannose alla salute dell’uomo. Negli anni siamo riusciti a trasformare il sistema cucine attraverso la dematerializzazione realizzando la prima cucina interamente in vetro e alluminio, 100% riciclabile e 100% scomponibile alla fine del ciclo di vita, grazie alla mancanza assoluta di colle e la presenza di sole giunzioni meccaniche. Ovviamente ci avvaliamo delle più importanti certificazioni in ambito ambientale quali ISO 14001, F-4 stelle ed FSC. Siamo stati i primi produttori a mappare le nostre cucine con il protocollo internazionale LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e presto estenderemo la mappatura anche ai prodotti più recenti. La sostenibilità non si ferma ovviamente al prodotto, ma si estende ai processi produttivi dell’intera filiera e, in generale, a tutte le attività che possono produrre degli effetti sull’ambiente che ci circonda e sulla comunità in cui siamo inseriti. Dal 2010, tramite l’utilizzo di 1.470 metri quadrati di pannelli fotovoltaici, ricaviamo circa un terzo dell’energia che serve all’azienda per funzionare, e stiamo lavorando per raggiungere velocemente l’obiettivo di diventare un’azienda a impatto zero.

In quali altri modi una azienda può sostenere il rispetto per l’ambiente? Con attività collaterali legate alla sostenibilità: perciò da una costola di Valcucine è nata, nel 1999, l’associazione non profit Bioforest, volta a promuovere una cultura produttiva più sensibile nei confronti dell’ambiente. A questo scopo l’associazione finanzia, anche grazie a numerosi partner, progetti finalizzati alla riforestazione e al rimboschimento di ecosistemi forestali distrutti o degradati in Italia e nel mondo, seguendo rigorosi criteri ecologici in sintonia con le caratteristiche delle aree interessate, per tutelarne la biodiversità vegetale e animale originariamente presente. Inoltre, promuove e sostiene attività di ricerca scientifica divulgandola attraverso mezzi di informazione, incontri, conferenze e dibattiti volti a portare visibilità ai progetti attivi.

Quale è la sua visione a medio e lungo termine? Valcucine è un’azienda con un importante patrimonio di innovazione rivolto alla ricerca della sostenibilità. Partendo dai valori storici del brand, stiamo lavorando per rafforzare i contatti con la community degli architetti e degli interior designer in giro per il mondo, in particolar modo con quelli che considerano la sostenibilità un elemento non più negoziabile nella progettazione dei nuovi edifici e dei rispettivi interni. Da loro vogliamo imparare l’approccio alla sostenibilità che sta dietro ai principali progetti e capire come rispondere meglio alle loro necessità. A questo fine siamo sponsor del World Architecture Festival, l’evento di architettura più importante al mondo, e stiamo rinnovando la mappatura dei nostri prodotti con il protocollo LEED. La mappatura si basa sull’attribuzione di crediti, suddivisi in categorie, che vengono riconosciuti dal Green Building US e dal Green Building Council Italia.

Parlando di sostenibilità chi dovrà affrontare i costi della riconversione, i consumatori, i governi o le aziende? Abbiamo di fronte a noi una sfida importante che non possiamo perdere. E non bastano gli sforzi di qualche singola azienda per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci stiamo dando per garantire un mondo vivibile ai nostri figli e ai nostri nipoti. A tal proposito, ritengo significativo e un atto di grande coraggio l’aver posto i temi legati alla sostenibilità e alla transizione ecologica al centro del dibattito nel corso dell’Assemblea 2021 da parte di Federlegnoarredo e il coinvolgimento sui temi della responsabilità sociale da parte di Altagamma. Penso che oggi più che mai sia importante per chi guida un’azienda mantenere sempre alta l’attenzione rispetto a un business sostenibile e in questo momento stiamo lavorando su diversi fronti che riguardano l’azienda a tutto tondo: prodotto, operations, comunicazione, sviluppo commerciale. Lo stiamo facendo mettendo al centro le nostre persone non solo del sito di Pordenone, ma anche dei nostri partner commerciali in tutto il mondo, con i quali stiamo individuando importanti opportunità di crescita sui principali mercati di riferimento.

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© ph. Ivo Corrà