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Auto: ecco come il prezzo è aumentato nel corso degli anni

In Italia la spesa media per una macchina è cresciuta di 10 mila euro in 11 anni. Un articolo di approfondimento dedicato ai “colpevoli” del caroauto

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Ecco come il prezzo medio di una quattro ruote è lievitato nel corso degli anni. E la carenza delle materie prime non promette bene per le tasche dei “piloti”…

È una vera e propria litania. Frasi tipo “le auto aumentano di prezzo tutte le settimane” oppure “anche comprare una city car adesso è roba da ricchi” si sentono ovunque appena il discorso scivola verso il mondo delle quattro ruote. Lamentele fondate o demagogia? I fatti parlano chiaro: in Italia la spesa media per una macchina è cresciuta di 10 mila euro in soli 11 anni, passando da 17 a 27 mila euro circa. L’inflazione, la pandemia, la transizione ecologica ci hanno messo del loro, ovviamente, ma spiegano solo in minima parte la crescita dei prezzi.

In una recente intervista Luca De Meo, amministratore delegato di Renault, ha attribuito la corsa al rialzo «alla carenza di semiconduttori e al vertiginoso aumento delle quotazioni delle materie prime», per poi tirare una mazzata a chi fosse incline all’ottimismo dicendo che «i prezzi cresceranno ancora nei prossimi 12 mesi, perché quando andiamo a negoziare con i produttori di microchip loro ci dicono senza tanti complimenti che hanno i clienti che fanno la fila e quindi se non paghiamo di più loro vendono a qualcun altro». Il discorso non fa una grinza, ma si può applicare solo agli aumenti del recentissimo passato e al futuro, si spera, solo prossimo.

Resta il fatto che se si sfogliano i listini d’antan delle case automobilistiche c’è da restare basiti: nel 1975 per portarsi a casa una Fiat 500 servivano 1.064.000 lire, che secondo l’Istat oggi sotto il profilo del potere d’acquisto equivalgono a 6.073 euro, mentre la 500 contemporanea ha prezzi a partire da 16 mila euro. E anche i più abbienti sotto questo aspetto non se la passano bene dato che, per esempio, nel 1965 una Porsche 911 costava 4,6 milioni di lire, pari a un potere di acquisto nel 2020 a poco meno di 48 mila euro, mentre adesso il prezzo della sportiva tedesca parte da 116 mila. Dunque, nel corso degli anni è andata molto peggio a chi si rivolge alla fascia medio-bassa del mercato automobilistico e neppure gli sconti applicati dai concessionari per chi sceglie di pagare a rate possono consolare più di tanto, perché i tassi (Taeg) per i finanziamenti superano il 7% di interessi.

Chi sono, quindi, i veri colpevoli del caroauto? Sicuramente le dotazioni di serie. Per esempio, l’Abs e l’Esp, il controllo elettronico della stabilità, sono da anni obbligatori per legge mentre anche i modelli più economici hanno sensori di parcheggio, telecamere che assistono nella retromarcia, sistemi di infotainment… Molti esperti consigliano di utilizzare con sapienza il configuratore presente sui siti delle case costruttrici per valutare quali accessori sono davvero necessari e quali, invece, sono inutili e farebbero solo crescere il prezzo finale. Nella realtà dei fatti chi prova a ordinare la sua vettura il più possibile nuda e cruda viene scoraggiato dal fatto che molti accessori sono in pratica considerati parte integrante della dotazione-base e se si insiste con la richiesta di minimalismo si deve pagare lo scotto di lunghe attese perché, paradossalmente, oggi quelle che un tempo si sarebbero chiamate “versioni base” devono essere spogliate “su misura” nelle linee di montaggio. Del resto, è inevitabile: cresce la richiesta di comfort e sicurezza e, di pari passo, aumentano i contenuti tecnologici delle auto e, di conseguenza, i listini si gonfiano.

Il fatto è che ciò che fino a ieri era considerato voluttuario oggi è spesso indispensabile o quasi. Per esempio, l’EuroNCAP, l’ente europeo che certifica il livello di sicurezza delle nuove auto, ormai assegna un bello zero nella pagella di valutazione ai modelli che non sono equipaggiati della frenata automatica di emergenza e ritiene la presenza degli Adas (i sistemi di assistenza avanzata al guidatore) praticamente obbligatoria, anticipando in pratica la normativa europea che dal prossimo 6 luglio impone l’obbligo ai veicoli nuovi di essere equipaggiati con alcuni dispositivi di sicurezza. Una norma importante per la protezione di tutti gli utenti della strada, ma che farà aumentare almeno di 3 mila euro i prezzi di listino. È stato calcolato che il sistema di assistenza al mantenimento della corsia incida sul prezzo totale per circa 500 euro, mentre il cruise control adattivo faccia salire il conto di 300. È invece compreso tra i 1.300 e i 2.500 euro il peso dell’assistenza alla frenata in casi di emergenza. Quando vengono chiamati sul banco degli imputati per il caro-prezzi, quindi, i costruttori hanno buoni argomenti da portare a loro difesa. La sensazione, però, è che a volte un po’ ci marcino, perché i grandi gruppi hanno fornitori comuni che sviluppano la componentistica hi tech e non si devono assumere in prima persona i costi di ricerca. L’elettronica di sicurezza, poi, costa sempre meno proprio come avviene per gli smartphone e i tablet, mentre la digitalizzazione consente di tagliare una lunga serie di costi.

Per gli automobilisti i prezzi al top non sono l’unica spina nel fianco. I carburanti, le spese di manutenzione ordinarie, i cambi gomme estate-inverno, le revisioni, la tassa di possesso, i ticket per le Ztl, le assicurazioni dalla responsabilità civile al furto e incendio, i parcheggi stanno toccando livelli mai visti. Tanto che chi penserebbe a un modello a gasolio, a maggior ragione viste le quotazioni da record, rischia di restare con il più classico dei cerini accesi in mano. L’Europa vorrebbe vietare la vendita di auto nuove con motori a combustione interna a partire dal 2035 e i costruttori sono in fibrillazione. «È come se stessi per comprare un appartamento sapendo già che tra 15 anni al posto del palazzo metteranno un cavalcavia della metropolitana», sintetizza brillantemente l’amministratore delegato di Renault, «credo quindi che un termine più realistico sarebbe il 2040. Senza contare che forzare la mano al passaggio alle elettriche significherebbe fare un regalo enorme alla Cina».

In effetti De Meo ha messo il dito su una piaga dolorosa: in questo momento le Case cinesi sono molto competitive con le loro auto a batterie, che sono proprio quelle che molti ancora non acquistano con la lapalissiana motivazione che “costano troppo” (vedi box). Detto che le aziende che battono la bandiera di Xi Jinping sfruttano anche i braccini corti sfoderati da molti gruppi europei leader nei segmenti A e B del mercato quando si trattava, negli scorsi due lustri, di pompare quattrini nella ricerca messa al servizio delle emissioni zero, l’incertezza sul futuro dei propulsori a benzina e a gasolio sta alimentando la crescita prepotente del noleggio a lungo termine, che ha chiuso il 2021 con un roboante +18% rispetto all’anno precedente, in un mercato che globalmente ha fatto segnare un ben più misero +5,7%. Del resto, la formula è allettante. Paghi un fisso al mese e non ci pensi più, così puoi pianificare in tutta sicurezza il bilancio aziendale o quello familiare e ti metti al sicuro dalle bizze legislative in quanto alla fine del contratto che cosa fare dell’auto è un problema tutto a carico di chi te l’ha noleggiata.

E chi è ancora indissolubilmente legato al concetto di possesso dell’auto? Gli esperti sono concordi: per risparmiare occorre programmare l’acquisto senza urgenza. Si può puntare su un modello che sta uscendo di produzione o che ha subito il restyling di metà carriera (oltre il 20% di sconto), oppure sui finti usati chiamati km zero (almeno il 15% in meno sul listino). Trattare a fine mese e in dicembre sono i momenti più propizi per avere sconti o incentivi (intorno al 10%), poiché per i dealer è importante raggiungere gli obiettivi di vendita stabiliti con le case costruttrici. Anche chiedere alla concessionaria un’auto in pronta consegna, una di quelle che il venditore ha già in stock, può essere vantaggioso. Costano meno (bonus fino al 10%), a patto però di adattarsi agli allestimenti e ai colori disponibili. E se quella proposta proprio non piace, magari perché ha la carrozzeria in una tinta improbabile, basta aver pazienza e passare alla concessionaria successiva: in questo caso chi meno spende ben spende… A patto di non avere fretta.