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Lavoro

Perché ci servono manager “stupidi” (e no, non è un insulto)

Essere più stupidi vuol dire mettere da parte tutto quello che si conosce già per essere pronti a vincere le sfide di domani senza pregiudizi

Ci servono manager stupidi. E no, non è un insulto. Perché i leader dell’era digitale sono chiamati ad affrontare sfide completamente nuove, liberandosi di molti pregiudizi e atteggiamenti pregressi. Ecco perché devono tornare “stupidi” per poter sviluppare le competenze necessarie. per creare risultati per la propria azienda ed il proprio team. Se n’è parlato in un workshop organizzato a Roma da Impact insieme con Google.

Perché ci servono manager stupidi

A spiegare perché servono manager stupidi è stato Giuseppe Florimonte, direttore di Impact Italia. Partendo dall’approccio dell’azienda alla digital trasformation, Florimonte ha dimostrato che la cultura digitale sta cambiando i canoni classici che definiscono l’intelligenza. Ecco dunque che le sfide di domani richiedono manager “stupidi” o “diversamente intelligenti”: «In effetti per i manager della nuova industria, un mondo organizzativo in cui mancano i punti di riferimento, l’essere più stupidi vuol dire mettere da parte, disimparare, alcune competenze ed esperienze che, alla luce dei drastici cambiamenti in corso, potrebbero portarci fuori strada, farci sbagliare. Aprirsi agli altri, anche ai meno esperti, con apertura mentale ed accettando di poter sbagliare. Questo dunque il senso della necessità di dover essere più stupidi: avere la capacità di stupirsi e stupire, qui il senso etimologico dell’essere più stupidi!».

Come imparare a stupirsi

Come si formano allora i manager “stupidi”, quelli in grado di stupire e stupirsi. Ecco le direttrici da seguire secondo Impact:

  1. Alimentare un mindset collaborativo fatto di multidisciplinarità-multifocalità-network-team.

  2. Costruire un mindset digitale promuovendo innovazione, creatività ed accettando che i cambiamenti siano continui e cercando di portare le organizzazioni ad essere veloci, focalizzate e flessibili.

  3. Creare intenzionalità consapevole: molte organizzazioni si appoggiano sulla loro cultura e sulla sua immutabilità per giustificare il perché continuino a fare le cose nello stesso modo, non vedendo così la mancanza di intenzionalità, la consapevolezza del cosa e perché lo si sta facendo. I leader nell’era digitale cercano di “ingaggiare” le persone sulle intenzioni e non sulla cultura, spostandosi da una logica di autopilota, promuovendo una intenzionalità nel cambiare sulla base delle preferenze dei clienti.

  4. Superare la paura e cogliere le opportunità: Troppe aziende hanno perso lo zelo imprenditoriale che li ha fondati e li ha sviluppati in principio. Ritrovare quell’appetito per il rischio è il cuore per superare la paura e cogliere nuove opportunità. Esprimere la propria leadership nell’era digitale vuol dire gestire le proprie paure, sostenere e guidare le paure altrui e connettere le competenze per cogliere le opportunità.

  5. Connettere le competenze: La maggior parte di ciò che è necessario per rispondere efficacemente alla sfida della tecnologia nell’era della trasformazione digitale è collegare le competenze e i talenti degli individui in modi che li sostengano e li incoraggino ad intraprendere azioni di leadership.