Connettiti con noi

Lavoro

Imprese: l’AI è diventata un must, ma serve davvero?

Il 70% delle aziende dice di non avere avuto benefici o quasi dall’utilizzo di queste tecnologie

architecture-alternativo

Quello fra mondo del lavoro e intelligenza artificiale rimane un rapporto difficile. Se nove dirigenti su dieci sono convinti che macchine e robot rappresentino un’opportunità di business per la loro azienda, ben il 70% delle imprese dice di non avere avuto alcun beneficio, o solo pochi benefici, dall’utilizzo di queste tecnologie. Sono alcuni dei dati dello studio “Winning With AI: Pioneers Combine Strategy, Organizational Behavior, and Technology”, condotto dal MIT Sloan Management Review (MIT SMR) con BCG GAMMA e BCG Henderson Institute, da cui emerge che c’è ancora una certa resistenza all’Ai: se nel 2017 a percepire qualche forma di rischio legata ai robot era il 37% degli esperti, oggi questa percentuale è salita al 45%. Non solo: del 90% delle aziende che hanno investito nell’intelligenza artificiale, meno di due su cinque riferiscono di aver ottenuto vantaggi commerciali negli ultimi tre anni.

Lo studio evidenzia che le aziende che hanno saputo trarre vantaggi dall’uso dell’intelligenza artificiale hanno adottato una o più delle seguenti strategie: -hanno integrato le strategie di AI nella business strategy; -hanno allineato le iniziative di AI ai processi di trasformazione aziendale più rilevanti; -hanno affrontato grandi cambiamenti, spesso rischiosi, per dare priorità alla crescita dei ricavi rispetto alla riduzione dei costi; -hanno allineato la produzione di AI con il consumo di AI; -hanno evitato la “trappola tecnologica” e investito nel talento. “Per ottenere valore dall’AI, la tecnologia e gli algoritmi non sono sufficienti: le aziende devono integrare seriamente la practice nella loro strategia e nei loro processi di core business. Ciò è spesso molto più difficile della tecnologia AI stessa, dal momento che questa richiede un nuovo modo di lavorare che è totalmente diverso da altre tecnologie” commenta Fabrizio Pessina, managing director e partner di BCG.