Quanto pesa la Csr negli stipendi dei manager?

Non c'è solo l'immagine, sempre più aziende legano i compensi dei loro manager ai risultati raggiunti in materia di Responsabilità sociale. Ecco quali sono

Csr, quanto vale per i manager? Molto, e non solo per l’immagine dell’azienda, impegnata nel campo della responsabilità sociale con iniziative ambientali e di impegno pubblico. Sempre più aziende scelgono di legare una parte dei compensi variabili del top management ai risultati ottenuti al di fuori del perimetro del core business, appunto nel camp della corporate social responsibility.

Csr, quanto vale per i manager?

La prima azienda in assoluto a legare Csr e stipendi dei manager è stata Intel nel 2008. In quattro anni vennero abbattute le emissioni del 35%. E in Italia? A indagare è stato il Corriere della Sera: consultando 40 aziende quotate al Ftse Mib, ha scoperto che 23 hanno dato obiettivi di Csr ai manager. In 20 casi, il raggiungimento o meno di tali traguardi ha influenzato il compenso variabile.

Tra le aziende citate ci sono Eni, che nei Piani di Performance chiede ad amministratore delegato e direttore generale gli obiettivi di puntare sull’impatto socio-ambientale costituite dalle emissioni di gas serra e dalla sicurezza e salute delle persone nelle regioni dove opera. Cli obiettivi di sostenibilità hanno un peso non inferiore al 25% degli incentivi per i massimi dirigenti. Oltre alla sicurezza dei dipendenti, Snam nel 2017 ha chiesto ai manager di migliorare il posizionamento del’azienda negli indici di sostenibilità Dow Jones Sustainability Index, FTSE4GOOD e VigeoEurope (10% dello stipendio per l’a.d. insieme al piano di lungo periodo per la riduzione delle emissioni).

Rispetto dei diritti umani e riduzione degli infortuni sul lavoro pesano per il 10% nel portafoglio dei manager Saipem, mentre A2A è partita dal 5-10% con l’obiettivo di incrementare questa quota in base al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale (per esempio la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, la riduzione dei consumi energetici e del prelievo idrico, l’aumento del recupero di rifiuti e il controllo della sostenibilità della catena di fornitura).

© Riproduzione riservata