Ci sono una dietologa, un avvocato e un dottore commercialista… Sembra l’inizio di una barzelletta invece si tratta di qualcosa di molto serio. Parliamo di tre donne imprenditrici di diversa formazione e professionalità che, un giorno di quattro anni fa, hanno deciso di mettere al servizio della solidarietà le loro esperienze creando l’associazione non profit Robin Foood. Sì, con tre “o”, non è un errore. Perché quelle tre donne sono Ostinate, Obiettivamente motivate e Orientate al sociale. E attraverso questa realtà associativa perseguono un nobile obiettivo: educare le persone al mangiare corretto fornendo loro “cibo intelligente”, ossia di prima qualità e in quantità calibrate secondo i parametri scientifici ufficiali italiani. In altre parole, Robin Foood punta a fornire il cibo sufficiente e necessario a garantire la salute di tutti, anche degli indigenti, eliminando gli sprechi e contribuendo in questo modo a fare educazione alimentare.
Le tre donne che hanno dato vita a Robin Foood Onlus rispondono al nome di Carla Lertola (dietologa), Michaela Scandora (avvocato) e Anna Strazzera (commercialista). Dal 2015 la loro associazione opera sul territorio di Milano e Savona, coinvolgendo enti e associazioni benefiche con un duplice scopo: da un lato formare gli addetti di queste realtà, dall’altro individuare persone e famiglie in difficoltà da inserire in un percorso di miglioramento delle condizioni di vita, anche attraverso un corretto programma alimentare. Grazie a una “distribuzione intelligente” del cibo, infatti, Robin Foood insegna ai suoi assistiti come gestire gli alimenti durante la giornata e come alternarli nei vari pasti, giorno dopo giorno. Non solo: gli assistiti vengono monitorati periodicamente dal punto di vista nutrizionale e psicologico per valutare eventuali criticità, ma soprattutto per rilevare i miglioramenti che un buon regime alimentare può apportare alla salute e allo stile di vita. «Educare le persone a un apporto nutrizionale corretto, quindi fornire o insegnare a procurarsi e consumare “cibo intelligente”, consente di ridurre l’impatto socio-assistenziale, prevenendo o curando, laddove possibile, specifiche malattie», spiega Lertola, presidente della onlus. «Ma questo tipo di formazione permette anche di favorire l’integrazione della persona, in questo caso indigente, nel tessuto sociale e relazionale».
Tutto ruota attorno al concetto del già citato cibo intelligente, che per Robin Foood significa «distribuire pasti e pacchi alimentari settimanali che contengano alimenti freschi e non, fra cui pasta/riso o altri farinacei, carne, pesce, uova, formaggi, salumi, legumi, frutta e verdura di stagione, prodotti da forno per la prima colazione, latte/yogurt, olio di oliva nella misura dei fabbisogni nutrizionali di ciascuno e nel rispetto di tutti i principi nutritivi necessari alla vita e a un buon stato di salute», aggiunge Lertola. L’obiettivo non è solo donare cibo, ma fornire tutti gli elementi necessari per vivere (e alimentarsi) in modo sano ed equilibrato.
Sorge spontanea una domanda: è possibile fare educazione alimentare anche in condizioni di indigenza? L’immaginario collettivo, infatti, vede le persone in ristrettezze economiche scegliere cibi poco costosi a discapito di un’alimentazione corretta. Su questo argomento la presidente di Robin Foood non ha dubbi: «Non solo è possibile, ma è doveroso per evitare e limitare l’insorgenza di problematiche associate a contesti di malnutrizione o cattiva nutrizione, sempre più possibili in un mondo in cui è in aumento la fascia di popolazione povera e sempre più male-educata nei confronti del cibo, ingerito in abbondanti quantità e di scarsa qualità. Invece occorre acquisire la consapevolezza che mangiare bene significa ridurre le porzioni di cibo (e questo vale sia per i poveri sia per i ricchi, ndr), abbinandoli nella maniera corretta. Un pasto buono e sano dovrebbe prevedere un alimento ad alto contenuto di carboidrati – come pane, pasta, cous-cous, riso – e un alimento proteico, portando in tavola ad esempio pasta e fagioli o della carne con del pane entrambi intesi come piatti unici. Infatti, la stessa dieta mediterranea, salutare per tutti, insegna anche che le porzioni di cibo devono essere moderate».
Un obiettivo condiviso e rispettato da Robin Foood Onlus che fornisce alimenti intelligenti e sani sia in termini di quantità che di qualità. Un’urgenza sempre più reale in un mondo in cui la discrepanza fra la quantità di cibo sprecato da chi ne ha troppo e la difficoltà di reperimento e di consumo da parte di chi ne ha poco, e spesso di scarsa qualità, è sempre più evidente. Del resto il nome stesso dell’associazione prende le forme dal famoso arciere che “rubava” ai ricchi per dare ai poveri. E Robin Foood, così come l’eroe della leggenda, chiede a chi ha di più di donare a chi ha di meno per soddisfare la necessità di buon cibo e regalare loro una vita migliore.
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