Non profit: privato è meglio

L’offerta privata abbatte del 23% i costi unitari. Mantenendo la qualità. I dati del rapporto 'Sussidiarietà e… qualità dei servizi sociali', presentato dalla Fondazione per la Sussidiarietà

La sussidiarietà fa bene al non profit: è questa si evince dal rapporto Sussidiarietà e… qualità dei servizi sociali, realizzato della Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con il Politecnico di Milano e che sarà presentato il prossimo 13 marzo a Roma (per maggiori informazioni). Al centro, il confronto dei costi di housing universitario, asili nido, cura degli anziani, riabilitazione, housing sociale sostenuti da 13 realtà non profit pubbliche e private, selezionate in base all’omogeneità territoriale alla loro eccellenza. Il metodo di analisi utilizzato è il Abc – Activity Based Costing. Ne è emerso che, a parità di qualità, le attività private riescono ad abbattere del 23% i costi unitari rispetto al servizio pubblico: più precisamente, i costi per l’Housing universitario peserebbero meno del 17% rispetto a quelli pubblici, mentre i costi degli asili nidi scenderebbero addirittura del 41%. Il tutto senza ripercussioni sul fronte della qualità. L’indagine qualitativa, che chiedeva di esprimere un punteggio da 1 a 10 sulla qualità dei servizi pubblici e privati, vede assegnare un 8,25 alle organizzazioni non profit e un 7,66 a quelle pubbliche. «I risultati del Rapporto – scrivono nell’introduzione Paola Garrone, professore ordinario di Economia dei servizi e delle reti del Politecnico di Milano, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà – parlano a favore di una configurazione mista del sistema dei servizi sociali. Le sfide che in misura crescente provengono dal mondo del welfare possono trovare risposta in un articolato percorso di rinnovamento del settore, che permetta agli enti statali e municipali di qualificarsi come “imprese sociali pubbliche” e realizzi un’effettiva parità tra soggetti di proprietà statale e realtà non profit nell’offerta.

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