Greenpeace: «L’abbigliamento sportivo inquina le montagne»

Importanti concentrazioni di Pfc in Italia e in Svizzera; l’organizzazione ambientalista lancia l’allarme: pericoli per l’ambiente e per l’uomo

La montagna è inquinata, e anche questa volta c’è la mano dell’uomo; ma a danneggiarla ci ha pensato, inconsapevolmente, chi la ama di più. Sciatori e alpinisti, infatti, hanno un ruolo importante nell’inquinamento dell’ecosistema montano: molte delle sostanze pericolose ritrovate nel suolo provengono dai tessuti di cui è fatto lo sportwear.

LO STUDIO DI GREENPEACE. Si chiama “Impronte nella neve” il rapporto presentato da Greenpeace che ha portato alla luce la situazione. Lo studio è stato intrapreso da otto squadre di attivisti dell’organizzazione, che hanno raccolto campioni di acqua e neve in otto zone montane appartenenti a tre continenti, tra cui l’Italia e la Svizzera. Dati preoccupanti sono emersi in particolare dall’analisi dei campioni raccolti sui nostri monti: particolarmente inquinate sono risultate le aree dei Monti Sibilini (Umbria) e le Alpi italiane ed elvetiche.

PROBLEMA SPORTWEAR. Gli studi hanno evidenziato un’importante concentrazione di perfluorocarburi (Pfc), sostanze chimiche tossiche ormai presenti anche nei luoghi più incontaminati della montagna. Greenpeace non ha dubbi: il problema è da attribuire all’abbigliamento outdoor, che viene trattato per diventare impermeabile e antimacchia. Le sostanze utilizzate per lo sportwear si degradano molto lentamente e si disperdono nell’ambiente, avvelenandolo; non mancano inoltre i danni per l’uomo, dato che i Pfc favoriscono l’insorgenza dei tumori e danneggiano il sistema riproduttivo e ormonale.

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