Per Mario Furlan, City Angels è una «vocazione». Ed effettivamente risulta difficile spiegare in altri termini la spinta che lo ha portato, esattamente 20 anni fa, a licenziarsi per fondare un’associazione che scendesse direttamente in strada, per aiutare chiunque abbia bisogno: senza tetto, prostitute, alcolisti, tossici, vittime della criminalità, anziani, disabili. Nel 1994, infatti, Furlan svolgeva un lavoro sedentario e appagante: scriveva come giornalista per Mondadori. Eppure, si sentiva inquieto: «Il lavoro mi piaceva. Anzi, era quello che avevo sempre sognato fin da bambino», ricorda. «Tuttavia percepivo una forma di insoddisfazione: desideravo fare qualcosa in più, non solo scrivere quello che vedevo ma incidere sulla realtà. Insomma, agire». Da qui la decisione di abbandonare la sua rassicurante scrivania per scendere in strada e fondare, nel cuore di Milano, un’associazione che fosse unica nel suo genere: «Di realtà che aiutano i senzatetto o i malati ne esistevano (e ne esistono) già tante: non volevo essere semplicemente l’ennesima associazione sul territorio. Ho pensato quindi di formare un gruppo di “angeli di città”, ossia di volontari che vanno sulla strada aiutando chiunque avesse bisogno e occupandosi, all’occorrenza, di sicurezza. Volevo anche che fossimo ben visibili: per questo ho scelto una divisa».
Ed è infatti impossibile non riconoscere un City Angel quando ci si imbatte in lui: vestiti in maglia rossa, pantaloni neri e basco blu, girano per la città in squadre da tre/cinque persone, chiamandosi con soprannomi da campo scout, come per esempio Lupo o Aquila. «Utilizziamo dei nickname perché, operando anche in zone pericolose, è meglio non rendere noto il proprio nome», spiega Furlan, che per sé ha scelto il soprannome Stone, ossia Pietra. «Inoltre, in questo modo si azzerano i casi di omonimia, velocizzando così le operazioni». Inutile dire, però, che i primi tempi sono stati duri: la gente, vedendoli girare per Milano vestiti in divisa, li scambiava per giustizieri. Altri, per persone impegnate in ronde. A stupire era soprattutto il fatto che un’associazione di volontariato non si limitasse alla solidarietà, ma volesse occuparsi anche di sicurezza.
Nel giro di un anno, però, i City Angels sono stati accettati e, grazie alla loro specializzazione nella gestione delle emergenze, sono finiti per diventare collaboratori di assistenti sociali e polizia: «In alcuni casi, come per esempio durante le proiezioni delle partite dell’Italia nelle piazze italiane, la polizia stessa ci chiede di andare vicino agli ultrà: se ci andassero direttamente loro, probabilmente si creerebbero tensioni o inizierebbero le provocazioni. Gli ultrà invece ci conoscono e hanno un buon rapporto con noi, anche perché il nostro approccio è morbido e si basa sul sorriso », conferma Furlan, «ovviamente però, nel momento in cui la situazione degenera, interviene la polizia».
A oggi, l’associazione vanta 500 volontari attivi su tutto il territorio nazionale e una ventina di angeli a Lugano in Svizzera, dove è stata aperta la prima sede straniera. Ma, insieme al numero di componenti componenti, si sono moltiplicate anche le emergenze in strada: «Oggi il vero problema è la perdita del lavoro: se una volta, su cento persone, riuscivamo a trovare un impiego ad almeno uno di loro, oggi la proporzione è diventata uno su mille », racconta Furlan, «la disoccupazione è un male che affligge anche i giovani, perché la mancanza di prospettive toglie loro la voglia di impegnarsi e la speranza nel futuro. Rispetto al passato, inoltre, sono aumentati i problemi legati all’alcol, mentre si vedono molti meno eroinomani».
Tra l’altro, tra le persone assistite, spiccano a sorpresa anche i rom: «Purtroppo si fa di tutta l’erba un fascio. Conosco tanti rom e zingari: i ladri e i violenti sono una minoranza, anche se forse più consistente rispetto ad altre etnie. Noi stessi abbiamo tra i City Angels qualche volontariato rom, e ne siamo fieri». A dar manforte all’associazione ci sono però anche i vip: il primo a proporsi come testimonial è stato il cantante Alberto Fortis. Poi si sono aggiunti, tra gli altri, Ivana Spagna e il critico gastronomico Edoardo Raspelli. Il loro contributo spazia dall’organizzare concerti di beneficenza fino all’aiutare, come camerieri, durante i pranzi per i senza tetto che si tengono due volte l’anno.
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