Quando la pelle non basta: così Dainese oggi guarda allo Spazio

Quando la pelle non basta: così Dainese oggi guarda allo spazio© Shutterstock

Azienda leader nella produzione di equipaggiamenti tecnici per sport come motociclismo e mountain bike, è stata fondata nel 1972 da Lino Dainese. Si tratta del classico esempio di Made in Italy che riesce a trovare la propria fetta di mercato con qualità e professionalità come parole d’ordine. Non a caso ha trovato spazio anche fra gli sport invernali e l’equitazione. Ha rivoluzionato il concetto di sicurezza sportiva, combinando artigianalità italiana, design innovativo e tecnologie all’avanguardia.

Il fondatore, appassionato motociclista e visionario imprenditore, ha creato l’azienda a soli 24 anni a Molvena, in provincia di Vicenza. La sua intuizione fu quella di unire le competenze artigianali dei distretti veneti: la concia delle pelli di Arzignano e la confezione di abbigliamento di Marostica e Molvena. Il primo prodotto fu un paio di pantaloni da motocross, ma la vera innovazione arrivò nel 1974 con l’introduzione di tute colorate, in un’epoca in cui il nero dominava l’abbigliamento motociclistico. Questa scelta non solo migliorò la visibilità dei piloti, aumentando la sicurezza, ma aggiunse anche un tocco di vivacità e attrattiva per gli sponsor.

Dainese: il top scelto da addetti ai lavori e appassionati

Nel 1975, Dainese progettò la prima tuta tecnica da gara per Giacomo Agostini, 15 volte campione del mondo. Questo segnò l’inizio di una serie di collaborazioni con leggende del motociclismo. Fra questi ci sono Barry Sheene, per il quale nel 1979 fu sviluppato il primo paraschiena, noto come “Aragosta”, in collaborazione con il designer Marc Sadler.

Negli anni successivi introdusse molte altre innovazioni, dimostrando un notevole spirito avanguardistico e una visione futuristica del settore. Basti pensare alle ginocchiere rinforzate del 1980 oppure alla gobba aerodinamica arrivata sei anni dopo. Per non parlare dei guanti con inserti rigidi in carbonio del 1995 e degli stivali con scafo di carbonio. Tutte idee che non solo aumentarono la sicurezza, ma migliorarono anche le prestazioni dei piloti.

Dainese verso altri sport e tecnologie avanzate

Dainese non si limitò al motociclismo. Negli anni Ottanta e Novanta, l’azienda estese le sue protezioni ad altri sport dinamici, come lo sci alpino e la mountain bike. Qualsiasi fosse la passione, la sicurezza del cliente era (ed è ancora) al primo posto.

Nel 1995, iniziò lo sviluppo del sistema airbag D-Air, una tecnologia rivoluzionaria per la protezione dei motociclisti. Dopo anni di ricerca, il primo prototipo funzionante fu testato in pista nel 2000 e, sette anni dopo, il sistema fu attivato per la prima volta in una gara ufficiale durante il Gran Premio di Valencia. Nel 2011, Dainese lanciò la versione Racing del D-Air sul mercato, seguita nel 2015 dalla giacca Misano 1000 con sistema D-Air Street integrato.

Acquisizioni e crescita nel mercato internazionale

Nel 2007, Dainese acquisì AGV, storica azienda italiana produttrice di caschi, realizzando l’obiettivo di offrire una protezione completa “dalla testa ai piedi” al proprio target di riferimento. Nel 2014, il fondo di investimento Investcorp acquistò l’80% delle quote di Dainese per il valore di ben 130 milioni di euro. Sotto la guida dell’amministratore delegato Cristiano Silei, l’azienda registrò una crescita significativa, con un fatturato annuo che passò da 117 milioni di euro nel 2013 a 184 milioni in soli quattro anni.

Dainese ha sempre posto l’innovazione al centro della sua filosofia, un approccio che è stato sempre notato, apprezzato e riconosciuto con simboli tangibili. Nel 2001, l’azienda vinse il Premio Compasso d’Oro per la tuta da moto “T-Age” disegnata da Aldo Drudi. Durante gli anni, ha registrato 118 brevetti e ha continuato a sviluppare tecnologie avanzate per la sicurezza degli sportivi. Nel 2015, Dainese ha esteso la sua protezione anche agli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, fornendo tute spaziali per Andreas Mogensen e Thomas Pesquet.

Crisi finanziaria e futuro incerto: difficoltà che spingono a migliorarsi

Nel marzo 2022, Carlyle acquisì Dainese da Investcorp per 630 milioni di euro. Tuttavia, nel luglio 2025, a causa di debiti accumulati per 300 milioni di euro, il fondo americano vendette l’azienda ai creditori al prezzo simbolico di un euro. Nonostante le difficoltà finanziarie, l’azienda continua a essere un simbolo di eccellenza nel settore della sicurezza sportiva.

La storia aziendale è un esempio di come passione, innovazione e dedizione possano trasformare un’idea in un marchio di fama mondiale. Nonostante le sfide finanziarie recenti, l’eredità di Dainese nel migliorare la sicurezza degli sportivi rimane intatta, ispirando nuove generazioni di atleti e innovatori.

Dainese e l’economia spaziale: un sodalizio promettente

Guardando al futuro con intelligenza e spirito imprenditoriale, l’azienda ha volto lo sguardo verso un comparto in grande espansione: l’esplorazione spaziale. Sta collaborando con agenzie come l’Esa e la Nasa. Attraverso il suo Science and Research Center, ha sviluppato tute spaziali innovative per affrontare le sfide fisiche poste dall’assenza di gravità.

Una delle principali innovazioni è la SkinSuit, progettata per contrastare l’allungamento della colonna vertebrale in microgravità, fenomeno che può causare dolori lombari negli astronauti. La tuta esercita una pressione verticale sul corpo, simulando il peso terrestre e riducendo il rischio di ernie del disco. Testata per la prima volta dall’astronauta danese Andreas Mogensen durante la missione IRISS nel 2015, la SkinSuit è stata successivamente indossata dal francese Thomas Pesquet nella missione Proxima del 2016. Ogni SkinSuit è realizzata su misura, richiedendo oltre 150 misurazioni del corpo dell’astronauta per garantire comfort ed efficacia perfetti.

Parallelamente, Dainese ha collaborato con il MIT, il Massachusetts Institute of Technology e l’agenzia spaziale americana allo sviluppo della BioSuit, una tuta concepita per le future missioni su Marte. Basata sul concetto delle “linee di non estensione”, esercita una pressione meccanica sul corpo senza compromettere la mobilità dell’astronauta. Questa tecnologia mira a sostituire la pressurizzazione pneumatica tradizionale, rendendo la tuta più leggera e flessibile, ideale per le condizioni del pianeta rosso.

L’impegno di Dainese nello spazio riflette la sua missione di proteggere il corpo umano in condizioni estreme, trasferendo le competenze acquisite nel motociclismo e in altri sport ad ambienti come quello spaziale. Come spesso sottolineato dall’amministratore delegato Cristiano Silei, l’azienda si dedica a spingere oltre i limiti del potenziale umano, con lo Spazio come nuova frontiera. Si tratta di un approccio adottato da molte aziende che riconoscono come il settore della Space Economy sia il futuro dell’imprenditoria. I vertici hanno compreso come il cambiamento sia fondamentale per rimanere competitivi in un mercato sempre più complesso.

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