Maxi multa per le aziende cosmetiche

81 milioni di euro per comportamenti restrittivi della concorrenza. L’accordo per un generalizzato e costante aumento dei prezzi di prodotti quali detergenti, dentifrici, saponi, creme e profumi

Oltre 81 milioni di euro. A tanto ammonta il totale delle multe che l’Antitrust ha comminato a 15 aziende del settore cosmetico per comportamenti restrittivi della concorrenza. A essere sanzionati aziende del calibro di Unilever Italia, Colgate-Palmolive, Procter&Gamble, Reckitt-Benckiser, Sara Lee e L’Oreal Italia. Multata anche l’Associazione Italiana dell’Industria di Marca, Centromarca. Per tutti l’accusa di aver organizzato un cartello, durato almeno sette anni (dal 2000 al 2007), che ha permesso di imporre aumenti dei prezzi di listino superiori al tasso di inflazione annuale, attraverso un costante scambio di informazioni sulle principali variabili concorrenziali. Insomma le aziende si tenevano informate, con il supporto attico di Centromarca, per allineare i prezzi da comunicare agli operatori della grande distribuzione. Un cartello “particolarmente grave” come sostiene il garante della Concorrenza, Antonio Catricalà, in quanto l’intesa era su prodotti di largo uso come detergenti, dentifrici, saponi, creme e profumi.A denunciare l’intesa Henkel, esentata dalla multa. Riduzione della multa per Colgate-Palmolive e Procter&Gamble, rispettivamente del 50% e del 40%, grazie alla loro adesione al programma di clemenza dopo l’autodenuncia di Henkel. A contestare il provvedimento Centromarca, che ha già ricorso al Tar. L’associazione sostiene che “la ricostruzione e l’interpretazione dei fatti risultano irrealistiche per diverse ragioni”. In primo luogo perché “la variazione dei prezzi è sempre stata al di sotto dell’inflazione”, ed è sempre stato “fortemente differenziato tra azienda e azienda”. Non solo secondo Centromarca “il contestato scambio di informazioni sugli aumenti medi di listino non è in grado di determinare l’allineamento dei prezzi al consumo, perché la competizione tra produttori si gioca sul prezzo effettivo di cessione, che è molto diverso da quello di listino e straordinariamente divaricato tra azienda e azienda”.

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