Ma l’Expo, ce la fa?

Alcune opere sono a buon punto, ma altre non saranno concluse in tempo. Ecco come è andata e a quali infrastrutture dovremo rinunciare

Nel sito web di Expo 2015, la società che sta organizzando la prossima esposizione universale di Milano, il conto alla rovescia continua incessante: «mancano 1.580 giorni all’evento», era la scritta che campeggiava nella home page del sito il 31 dicembre scorso, a indicare il lasso di tempo che ci separa dall’inizio ufficiale della manifestazione, previsto per il 1° maggio del 2015. In quella data, almeno in teoria, dovrebbe cominciare il grande rilancio di Milano, grazie a una “kermesse” che porterà 60 mila nuovi posti di lavoro all’anno e un aumento del Pil di circa 69 miliardi di euro, secondo i calcoli del Certet (il Centro di economia dei trasporti e del turismo della Bocconi). Ma la strada che conduce all’Expo appare ancora tutta in salita e piena di ostacoli.

L’IDENTIKIT DELLA MANIFESTAZIONE

Periodo della manifestazione: 1° maggio-31 ottobre 2015

Superficie dell’area di Rho-Pero dove si svolgerà l’Expo 2015: 110 ettari

Investimenti totali previsti per l’Expo: 11,8 miliardi di euro,di cui 1,7 miliardi destinati al sito di Rho-Pero

Visitatori previsti: 20 milioni di cui un terzo stranieri

Principali infrastrutture viarie previste in costruzione: Linee 4 e 5 della metropolitana di Milano, nuova Tangenziale Esterna Est, Brebemi e Pedemontana Lombarda

Benefici economici: Aumento del Pil di 69 miliardi di euro e 60 mila nuovi posti di lavoro all’anno da qui al 2015

E i preparativi della manifestazione, come spesso avviene in Italia per gli eventi di questo tipo, rischiano di trasformarsi in una vera e propria corsa contro il tempo. Tra conflitti politici, valzer di poltrone, intoppi burocratici e opere pubbliche in ritardo, gli organizzatori dell’Expo hanno infatti ancora parecchi nodi da sciogliere. Tanto da far aleggiare lo spettro di un clamoroso fallimento, che avrebbe ripercussioni negative sull’immagine del nostro paese.

Il rebus dei terreni

A dire il vero, il percorso che conduce all’esposizione universale è ormai segnato da tempo e non sembra più possibile una retromarcia. Il 24 novembre scorso, infatti, la manifestazione ha incassato il via libera definitivo del Bie (il Bureau international des expositions), riunitosi a Parigi. Volenti o nolenti, l’Expo si farà, a meno che non vi siano clamorosi sviluppi. Non si può negare, tuttavia, che quest’ultima promozione sia giunta in un’atmosfera un po’ meno festosa di quella che si respirava due anni fa, in occasione della prima vittoria. Gli organizzatori dell’Expo, infatti, si sono presentati a Parigi con il “fiato corto”, cioè dopo aver raggiunto in extremis un faticoso accordo sui terreni che ospiteranno la manifestazione. Si tratta di un’area di circa un milione di metri quadri alla periferia nord-ovest della città, a cavallo tra i due comuni dell’hinterland di Rho e Pero. Proprio sui terreni, si è consumato uno dei conflitti politici più significativi. La proprietà della superficie è divisa infatti tra la Fondazione Fiera e la Famiglia Cabassi, nota dinastia di costruttori milanesi. Per questo, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, avrebbe voluto procedere all’acquisto dei terreni attraverso una società pubblica, partecipata da vari enti territoriali. In alternativa, qualcuno aveva ventilato persino l’idea di eseguire un esproprio anche se, a onor di verità, Formigoni non ha mai parlato apertamente di questa ipotesi. Vista la ferma opposizione dei Cabassi, il sindaco Letizia Moratti ha appoggiato dunque una soluzione diversa: l’acquisizione dei terreni, da parte di Expo 2015, con la formula del comodato d’uso, che prevede l’accordo di restituirli ai legittimi proprietari fra cinque anni, una volta terminata la manifestazione (concedendo anche la possibilità di edificare su un’area che oggi ha una destinazione agricola). Dopo un lungo tira e molla, è prevalsa la soluzione caldeggiata dal sindaco, lasciando però non pochi strascichi di polemiche, come quelle che hanno visto il Comune e gli organizzatori accusati di favorire troppo gli interessi privati. Bene o male, comunque, il nodo dei terreni sembra ormai sciolto, anche se ha fatto venire alla luce un problema tutt’altro che trascurabile: l’esistenza di conflitti politici che si stanno rivelando una spina nel fianco per l’Expo. Finora, in due anni e mezzo, sulla poltrona di responsabile dell’organizzazione si sono infatti avvicendate già tre persone: prima Paolo Glisenti, un fedelissimo della Moratti, che ha poi lasciato il testimone a Lucio Stanca, ex ministro dell’Innovazione nel precedente governo Berlusconi. Infine, dopo una girandola di dimissioni, nell’estate scorsa è stata la volta del city manager del Comune, Giuseppe Sala, attuale amministratore delegato di Expo 2015 spa.

Gare in arrivo

Ora che la governance sembra aver assunto un assetto definitivo, i lavori potrebbero finalmente subire un’accelerazione. Per adesso, a ben guardare, nell’area di Rho-Pero non si è vista ancora una ruspa. Ma i cantieri dovrebbero presto entrare a pieno regime. Parola di Renzo Gorini, direttore infrastrutture e costruzioni di Expo 2015 il quale, nel novembre scorso, ha assicurato che tutte le gare più importanti per l’aggiudicazione degli appalti saranno indette entro la metà del 2011. La prima, che riguarda la ripulitura dei terreni di Rho-Pero ha già un proprio bando e si terrà probabilmente tra gennaio e febbraio. Poi seguiranno via via tutte le altre, a cominciare da quella per la costruzione della cosiddetta “piastra”, cioè l’infrastruttura di base del sito, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. Una volta compiuti i primi passi, si spera che la macchina organizzativa cominci a viaggiare senza altri intoppi, completando in meno di quattro anni e mezzo tutti i lavori previsti dalla progettazione preliminare.

Il nodo delle metropolitane

Una piazza centrale di ben 4 mila metri quadri, una mega-terrazza panoramica, uffici, negozi, canali navigabili, un auditorium capace di ospitare circa 2 mila persone e oltre di 75 mila metri quadri di verde, occupati da serre e parchi tematici. Sono queste soltanto alcune delle opere che trasformeranno, da qui al 2015, la fisionomia dell’attuale area Expo, dove sorgerà anche un villaggio residenziale con 160 edifici, per un totale di 320 appartamenti. Senza dimenticare, poi, i progetti direttamente connessi con il tessuto urbano della città, a cominciare dalla Via d’Acqua. Si tratta del “corridoio verde” che collegherà i padiglioni dell’Expo alla Darsena e che si estenderà lungo i navigli, dal centro di Milano sino a Rho-Pero, dopo aver transitato nel territorio di oltre 51 comuni. Ma il progetto della Via d’Acqua, che ha incassato il disco verde del consiglio regionale il 17 novembre, è soltanto un tassello del variegato mosaico di infrastrutture messe in agenda per il 2015. La partita più grossa dell’Expo si gioca infatti attorno alla rete dei trasporti, a cominciare dalle metropolitane. I lavori della nuova Metro 5 (la linea lilla), sembrano già a buon punto, almeno nella prima tratta che va da Porta Garibaldi sino a via Bignami, nella periferia nord della città. A novembre sono iniziati infatti i primi test dei treni nelle gallerie, mentre l’inaugurazione ufficiale è prevista tra la primavera e la fine del 2012. I cantieri della seconda tratta della linea 5, che connetterà la stazione di Garibaldi con la zona di San Siro, sono invece cominciati soltanto un paio di mesi fa con la speranza, appesa a un filo, di concludersi entro i prossimi 48 mesi. Molto più problematica è invece la situazione dell’altra grande arteria metropolitana, la linea 4, che congiungerà la zona di San Cristoforo, nella periferia sud-ovest, con l’aeroporto di Linate. Per ora, i cantieri rimangono soltanto un miraggio e dovrebbero iniziare non prima della prossima primavera. Completare tutto il tracciato entro il 2015, dunque, sembra già quasi impossibile. Per questo pare che il Comune sia ormai rassegnato a una soluzione d’emergenza, che consiste nel costruire soltanto una parte della linea 4, cioè la tratta da Linate a Piazzale Dateo, nella circonvallazione est.

Le infrastrutture viarie

Abbastanza intricata è anche la situazione delle nuove opere autostradali, previste per l’Expo, in particolare la Pedemontana Lombarda, la tangenziale est esterna e la Brebemi, l’arteria che congiungerà Brescia con Milano, in alternativa alla trafficatissima A4. Per la Pedemontana, che collegherà Varese con Bergamo, sono già stati aperti lavori della prima tratta di 15 km, oltre a quelli della tangenziale di Varese. Entro l’autunno del 2011, invece, dovrebbero partire le opere per la costruzione di altri 52 km. Per la Brebemi (che si estende su una lunghezza di oltre 62 km) sono iniziati alcuni lavori preliminari, ma il grosso dei cantieri dovrebbe partire tra il 2011 e il 2012. Stesso discorso per la tangenziale est esterna di Milano, un’infrastruttura viaria di circa 33 km che congiungerà la A1 con la A4, da Melegnano ad Agrate Brianza, interconnettendosi anche con le principali strade statali del’hinterland occidentale. La costruzione dell’opera, i cui cantieri dovrebbero aprirsi nei prossimi mesi è stata affidata in project financing a una società privata (la Tangenziale Esterna spa), partecipata dai principali gestori autostradali italiani e da alcuni grandi gruppi delle costruzioni come Impregilo. Anche per le infrastrutture viarie, dunque, la corsa contro il tempo di Expo 2015 è iniziata. Ad accompagnarla c’è la nota di ottimismo di Raffaele Cattaneo assessore regionale lombardo alle infrastrutture che, nell’ottobre scorso, ha assicurato: «Tutte le opere saranno pronte entro il 2014».

© Riproduzione riservata