Lisa Pathfinder, la sonda europea che studia i misteri dell’Universo

Il lancio, avvenuto nella mattinata del 3 dicembre, è stato un successo. Al via la missione che apre la strada alla costruzione di un osservatorio spaziale di onde gravitazionali, dove l’Italia gioca un ruolo chiave

Missione compiuta. O meglio, missione iniziata. Ha avuto successo il decollo del razzo Vega, che, partito alle 5.04 (ora italiana) di giovedì 3 dicembre, ha mandato in orbita la sonda Lisa Pathfinder. La missione? Aprire la strada alla costruzione di un vero e proprio osservatorio spaziale delle onde gravitazionali che dovrebbe essere pienamente compiuto entro il 2034 con il lancio della missione e-Lisa.

Se Einstein aveva ragione
sarà Lisa Pathfinder
a dircelo nei prossimi anni

LA MISSIONE. La sonda – realizzata dall’Esa con il fondamentale contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) in collaborazione con l’Istituto nazionale di Fisica nucleare e l’Università di Trento – nell’arco delle prossime dieci settimane utilizzerà i suoi propulsori per raggiungere la posizione finale a una distanza dalla Terra di circa 1.5 milioni di chilometri in orbita intorno al primo punto di Lagrange, momento di equilibrio gravitazionale tra Sole e Terra. In particolare, la sonda intende mettere alla prova il concetto di rivelazione di onde gravitazionali dallo spazio dimostrando che è possibile controllare e misurare con una precisione altissima il movimento di due masse di prova (in lega d’oro e platino) in una caduta libera gravitazionale quasi perfetta, che verrà monitorata da un complesso sistema laser. “A 100 anni dalla pubblicazione della teoria della relatività generale”, ha dichiarato Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare, “la caccia alle onde gravitazionali si intensifica con strumenti sempre più sofisticati. Lisa Pathfinder è un capolavoro di tecnologia con uno straordinario contributo italiano, che aprirà la strada a un nuovo capitolo di questa storia affascinante, in cui potremmo riuscire ad ascoltare e studiare catastrofici eventi cosmici fino ad oggi irraggiungibili”.

IL CONTRIBUTO ITALIANO. La missione è stata realizzata con un importante contributo italiano, sia scientifico che tecnologico. “Ascoltare l’Universo attraverso le onde gravitazionali promette una profonda rivoluzione in astrofisica, astronomia e cosmologia come quelle dovute all’invenzione del telescopio o dei radiotelescopi”, spiega il principal investigator Stefano Vitale, ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Trento e membro dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). “Le onde gravitazionali sono il messaggero ideale per osservare l’Universo. Attraversano indisturbate qualunque forma di materia o energia, sono emesse da tutti i corpi, visibili o oscuri, ne registrano il moto e portano l’informazione sino a noi dalle profondità più remote dell’Universo.

© Riproduzione riservata