ICity Rate: Milano Bologna e Firenze le città più smart d’Italia

La città di Expo al comando anche per il 2015; Roma al 21° posto in un’Italia spaccata in due. Presentata la classifica che mette a confronto 106 Comuni del nostro Paese sulla base di sette dimensioni (come economia, sostenibilità e legalità)

Milano, Bologna e Firenze si confermano le tre città italiane più smart d’Italia. È quanto rivela ICity Rate, l’indagine annuale – realizzata da Forum Pa con la collaborazione di Openpolis – che, basandosi su 105 indicatori statistici, mette a confronto 106 Comuni nel nostro Paese sulla base di sette dimensioni: economia, vitalità, sostenibilità ambientale, mobilità, persone, governance e legalità. “ICity Rate vuole essere funzione e strumento di un modo diverso di valutare i dati e le informazioni”, spiega Gianni Dominici, direttore generale di Forum Pa e curatore della ricerca, presentata in occasione di Smart City Exhibition a BolognaFiere. “È funzionale come strumento gratuito a disposizione di tutti coloro che operano nelle città fornendo un set unico di indicatori con completezza e trasparenza, è strumentale alla diffusione di una nuova cultura di governo delle città che metta la conoscenza al centro dei poteri decisionali”.

Le sette dimensioni

La classifica interattiva

AL COMANDO. Già al vertice nel 2014, Milano, Bologna e Firenze si confermano sul podio delle città smart, ma vantano ‘performance’ molto diverse l’una dall’altra’: Milano registra infatti un ulteriore miglioramento, Firenze rincorre velocemente e Bologna registra una brusca fermata. Dopo Roma, infatti, il capoluogo emiliano è la città che in assoluto avanza di meno nei punteggi di iCity Rate rispetto allo scorso anno, tradendo una rendita di posizione che rischia di non reggere alla competizione delle altre città nella parte alta della classifica.Per Milano (che mantiene la prima posizione e passa dai 623 punti dello scorso anno agli attuali 638), viene confermata la supremazia nelle dimensioni economica, living, people (dove è prima) e la buona posizione sui temi dell’ambiente (dove è 24°), della mobilità (dove il 4° posto in Italia lo ottiene anche grazie alla ciclabilità e alla propensione alla mobilità collettiva), della governance (dove è 12°). Metà classifica, invece, per la dimensione Legality dove il 70° posto in Italia è dovuto, soprattutto, alla diffusione della microcriminalità, al numero di giornalisti minacciati e all’incidenza, in provincia, di comuni commissariati.

ROMA PERDE TERRENO. La capitale Roma, invece, mantiene posizione sostanzialmente di vertice per le dimensioni economy (3°), people (9°), living (12°) e mobility (18°) ma perde importanti posizioni in governance (34°), environment (85°) e, soprattutto si posiziona al 97° posto per la variabile legality che la fa scendere alla 21° posizione perdendo ben nove posti rispetto al 2014.

LE NUOVE PICCOLE CAPITALI. La parte alta della classifica di questa edizione non registra grandi scossoni. Da segnalare il ritorno tra le prime dieci di Trento (lo scorso anno 13°) e l’uscita nella top 10 di Ravenna (dal 7° al 13° posto). La prima, premiata soprattutto nelle dimensioni environment e governance (ma con buoni risultati anche in economy e people) la seconda risente di basse performance su alcune dotazioni strutturali (servizi di connessione infrastrutturale, consumo energia, iniziative conferimento rifiuti) ma, soprattutto, risente dei risultati della dimensione legality con gli indicatori relativi alla microcriminalità in città e agli amministratori minacciati. Interessante notare come anche quest’anno sei delle dieci città al top non siano città metropolitane ma città di medie dimensioni che, però, vanno a costituire, di fatto, l’ossatura più robusta del nostro sistema urbano. Non si tratta delle semplice equazione del “piccolo è bello”, basata sui parametri della qualità della vita ma, molto spesso, di risultati che provengono da caratteristiche strutturali importanti. Ad esempio Modena, la prima città tra le aree non metropolitane, è 4° in assoluto in Italia per performance economiche. Posizione raggiunta grazie al secondo posto, in assoluto, per direzionalità (Imprese con 250 addetti o più per 10.000 imprese), il 4° posto per internalizzazione produttiva, il 5° per comportamenti innovativi (imprese start up innovative e contratti di rete per 10.000 imprese). Modena, inoltre, è 4° in Italia per la cura dell’infanzia (indice presa in carico asili nido), 3° per assistenza anziani, 4° per ciclabilità, 3° per partecipazione elettorale, 4° per propensione all’associazione (numero adesioni ad associazioni e reti di amministrazioni).

SUD INDIETRO. La lettura territoriale ci ripropone la ben nota dicotomia Nord-Sud. La prima città del Mezzogiorno in classifica si conferma, anche quest’anno, Cagliari in 60° posizione, che ‘soffre’ per consumo di energia elettrica, dispersione della rete idrica, accessibilità terrestre, partecipazione elettorale e mancanza di strumenti di pianificazione ambientale (le 5 performance peggiori del capoluogo sardo). Al contrario, le variabili su cui eccelle sono l’incidenza del verde urbano, la propensione alla mobilità collettiva, l’offerta di trasporti pubblici locali, l’attivismo del non profit sui social network.Elemento positivo, in questo contesto, il dinamismo registrato in alcune città degli ultimi anni. Ad esempio Lecce è la città che in Italia ha registrato un maggior incremento in assoluto nell’ultimo anno guadagnando 5 posti in classifica. La città pugliese ha le sue performance migliori nel tasso di imprenditorialità (7° in Italia), nella diffusione di connessione tra le imprese, nell’ impegno nel monitoraggio dell’aria, nella fluidità della mobilità territoriale (ovvero la percentuale di occupati che impiegano fino a 30 minuti per raggiungere il posto di lavoro), nell’offerta di mobilità alternativa.

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