Grande Fratello 11, il via tra le polemiche

Tra i 16 concorrenti che varcheranno la soglia della ‘casa’ anche un gigolò e il “figlio di un camorrista” che ha sollevatole critiche da parte degli industriali di Napoli

Il primo traguardo è stato raggiunto: fare notizia. A più di dieci anni dalla prima edizione, questa sera su Canale 5 prende il via l’undicesima edizione del Grande Fratello, la prima edizione sul digitale terrestre del reality show che metterà a confronto e davanti alle telecamere (24 ore su 24), 16 concorrenti di varia estrazione sociale e collocazione geografica.Come era stato lo scorso anno per la passata edizione, anche alla vigilia della prima puntata non mancano le polemiche sui concorrenti che, per la maggior parte, saranno svelati questa sera in diretta televisiva.Ma nella casa entreranno probabilmente due personaggi: un gigolò e un ragazzo di Salerno, figlio di un camorrista. E proprio quest’ultima scelta ha destato maggiore scalpore, soprattutto da parte degli industriali di Napoli che hanno deciso di scrivere una lettera al presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. “La camorra è un fenomeno grave e tragicamente violento – recita la lettera pubblicata su Il Mattino – Non merita in alcun modo di essere spettacolarizzato e tantomeno di diventare un argomento da reality show. Per giorni e giorni milioni di italiani saranno invasi dalla similitudine Napoli e camorra con il rischio, ulteriore, che la camorra venga alla fine considerata familiare o persino banalizzata a elemento di colore per un gioco televisivo”. Il presidente degli industriali di Napoli, Gianni Lettieri, precisa di non aver nulla “contro il ragazzo in questione” e che “ognuno ha il pieno diritto di perseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni di una carriera professionale o di un percorso artistico. Non ritengo però necessario, né giusto, caratterizzare un ragazzo, in un contesto del genere, solo come il figlio di un camorrista”.Le critiche sono arrivate anche dall’associazione di telespettatori cattolici, Aiart, che hanno stigmatizzato la selezione come una ‘mossa pro audience’ e , probabilmente, non hanno tutti i torti.

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