Elezioni 2013, gli scenari dopo il voto

Fissato per il 15 marzo l’insediamento del nuovo Parlamento, quindi le consultazioni con Napolitano per assegnare l’incarico a un potenziale primo ministro capace di ottenere la fiducia. Senza accordo si potrebbe tornare a votare, ma solo dopo l’elezione di un nuovo capo di Stato

Archiviato (forse) lo choc per quanto è uscito dalle urne (nessuna maggioranza e l’Italia spaccata in tre: VEDI I RISULTATI DEFINITIVI DI CAMERA E SENATO), è già tempo di pensare a quello che succederà dopo. Le certezze sono poche. Procediamo con ordine. Fino al nuovo insediamento rimarrà in carica il Parlamento attuale, quello uscito dalle elezioni politiche del 2008. Il nuovo Parlamento, frutto delle nuove consultazioni, si riunirà per la prima seduta il 15 marzo 2013. La prima seduta è dedicata, sia per la Camera che per il Senato, all’elezione dei presidenti per eleggere i quali si procede a tentativi, prima si cerca la maggioranza qualificata dei due terzi, quindi, in caso di mancata elezioni, la maggioranza assoluta.

Una volta eletti i presidenti delle due Camere, il capo dello Stato Giorgio Napolitano avvia le consultazioni con le forze politiche. Obiettivo (arduo nelle circostanze attuali): assegnare l’incarico a un potenziale presidente del Consiglio in grado di ottenere la fiducia della maggioranza del Parlamento. Molto probabilmente Napolitano riceverà prima i presidenti delle Camere, gli ex-presidenti della Repubblica e quindi le delegazioni politiche.

IL PARLAMENTO OGGI La coalizione di centro sinistra, capitanata dal Partito democratico, ha raggiunto alla Camera dei Deputati, il 29,54% dei voti e quindi, grazie al premio di maggioranza, 340 seggi. Alla coalizione di centrodestra, ferma al 29,18%, vanno invece 124 seggi. Terza forza in campo (ma primo partito) il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che con il 25,55% dei voti conquista 108 seggi. Solo 45 i seggi per coalizione capitanata da Mario Monti. Maggioranza raggiunta alla Camera, la situazione si complica al Senato della Repubblica. Qui il centro sinistra ottiene più voti rispetto al centro destra (31,63% contro 30,7%) ma non ha la maggioranza dei seggi (113 a 116). Al Movimento 5 Stelle vanno 54 seggi e il centro di Mario Monti si ferma al 9,13% (18 seggi).

In un tale scenario per governare il centro sinistra dovrebbe allearsi con il centro destra oppure con il Movimento 5 Stelle, sarebbe insufficiente la sola alleanza con i montiani.

IN CASO DI NON ACCORDO Napolitano teoricamente dovrebbe sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Teoricamente, perchè effettivamente non può. Essendo il capo dello Stato negli ultimi sei mesi del suo mandato, Napolitano può sciogliere le camere solo nel semestre finale di una legislatura, non certo all’inzio. E quindi? A questo punto il Parlamento (senza governo) dovrebbe eleggere un nuovo Presidente della Repubblica che, solo una volta concluso tutto l’iter, potrebbe procedere allo scioglimento delle Camere e a richiamare gli Italiani alle urne.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata