È Singapore il Paese più tecnologico al mondo

L’Italia guadagna tre posizioni, ma si ferma al 55° posto, dietro a tutte le grandi economie mondiali

Il Paese più tecnologico al mondo? Singapore. A stilare la Top 100 dei Paesi maggiormente avanzati nel campo Ict è il Global Information Technology Report, presentato all’ultimo World Economic Forum dall’Insead, in collaborazione con Johnson Cornell University. Oltre cento le economie passate al setaccio, quattro le macro categorie esaminate: l’ambiente regolatorio e di business; la disponibilità delle Ict in termini di costo, competenze, infrastrutture; il loro utilizzo (da parte di P.a., imprese e cittadini); l’impatto economico e sociale. A primeggiare su tutti è, per l’appunto, Singapore grazie alla sua chiara strategia digitale e ai servizi all’avanguardia di partecipazione on line messi a disposizione dei cittadini. Inoltre il Paese vanta la più alta penetrazione di abbonamenti a banda larga mobile pro capite al mondo.

DIETRO SINGAPORE. Al secondo posto della Top figura invece l’ex leader 2014, ossia la Finlandia, mentre la medaglia di bronzo va alla Svezia. Seguono Olanda, Norvegia, Svizzera, Usa, Regno Unito, Lussemburgo e Giappone. L’Italia, guadagna tre posizioni ma resta confinato nella parte bassa del ranking: dal 58° posto del 2014, passa al 55°, dietro a tutte le maggiori economie mondiali. Non solo. L’Italia viene scavalcata anche da Croazia, Ungheria, Giordania, Panama, Costa Rica e Macedonia (47ma).

I LIMITI DELL’ITALIA. Stando al rapporto, a penalizzare l’Italia sarebbero soprattutto il contesto politico e normativo: in questa graduatoria, scivoliamo alla 102ma posizione. Difficoltà anche sul fronte della innovazione e dell’impresa (72ma posizione) mentre siamo i leader assoluti per copertura della telefonia mobile (primo posto). “Il quadro politico e regolatorio resta il punto debole dell’Italia, su cui pesa anche un sistema giuridico molto inefficiente (142ma posizione), che richiede in media più di mille giorni per rendere valido un contratto (131ma posizione)”, si legge nel report. “Il quadro innovativo è reso difficoltoso dalla scarsa disponibilità di venture capital (127ma), risultato della carenza di capitali privati per gli investimenti. L’impresa non può contare su un adeguato sostegno degli investimenti pubblici in tecnologie avanzate (129ma posizione) ed è penalizzata da altissimi livelli di tassazione (131ma). L’uso da parte delle imprese delle Ict è al di sotto della maggior parte delle economie avanzate e solo il 35% della forza lavoro è impiegata in occupazioni knowledge-intensive. Il governo ha fatto grandi passi in avanti nel portare i suoi servizi online (23ma posizione) e nel permettere la e-partecipazione ai cittadini (19ma), ma non è ancora in grado di promuovere adeguatamente le Ict (139ma). L’agenzia governativa formata nel 2012 per implementare l’Agenda digitale nazionale ha in larga parte mancato gli obiettivi. Il ritardo dell’Italia è considerevole quando si guarda alle tecnologie di accesso ultra-broadband e next-generation (Nga). La nuova strategia del governo, approvata a marzo 2015, aspira a chiudere questo gap con investimenti pubblici di 6 miliardi di euro e fondi privati di uguale entità”.

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