E-commerce: in Ue 100 miliardi persi per normative troppo complesse

Il 64% degli imprenditori sarebbero attivi in ​​almeno dieci Paesi se regolamentazione e regimi fiscali fossero meglio armonizzati

Il lockdown ha dato una spinta importante al mondo dell’e-commerce, ma secondo un white paper pubblicato da Stripe, società tecnologica globale che costruisce infrastrutture per l’economia di Internet, le incoerenze normative sono un ostacolo chiave alla visione di un mercato unico digitale per molte aziende europee che operano online. Lo studio, condotto tra 500 imprenditori europei a capo di imprese che operano online da B2B International per conto di Stripe, ha rilevato che solo 1 azienda su 3 (33%) è attualmente certa di essere conforme agli standard normativi e meno di una su 4 (24 %) è sicura di comprendere quali normative la riguardino.

Tre quarti (72%) degli imprenditori intervistati ritiene che il rispetto di tutti i requisiti normativi internazionali necessari stia rallentando la loro crescita, con un 30% che afferma che si tratta di “una grande sfida” e un 42% concorde sul fatto che la conformità stia diventando sempre più difficile. Ciò ha anche un impatto diretto sulle ambizioni commerciali oltre frontiera: il 41% delle imprese che stanno attualmente ritirando la propria presenza online sui mercati internazionali lo fa perché le normative sono aumentate da quando si sono espanse in alcuni Paesi.

Per far fronte a questa crescente complessità, anche il “costo della conformità” è in aumento: il 44% delle aziende che operano online paga già consulenti o professionisti esterni e il 41% assume direttamente nuovo personale per gestire le sfide normative. Inoltre, le aziende online stanno già impiegando direttamente in media 2-3 dipendenti a tempo pieno per lavorare sulla conformità normativa per un costo complessivo stimato del personale di 250 mila euro all’anno. In media tra le aziende di tutte le dimensioni, circa il 5% del monte salari complessivo viene speso per la conformità.

Consentendo alle imprese di ogni tipo e dimensione di ottemperare alle regole Ue in un modo più semplice ed economicamente sostenibile, esisterebbe il potenziale per sbloccare una crescita significativa. Due terzi (64%) dei dirigenti d’azienda intervistati affermano che sarebbero attivi in ​​almeno 10 Paesi se le normative o i regimi fiscali fossero meglio armonizzati in tutta l’Unione. Queste stesse aziende stimano anche che potrebbero aumentare le entrate del 30% senza la necessità di gestire normative e procedure di conformità eccessivamente complesse. Se tale numero si applicasse a tutte le attività di eCommerce B2c nell’Unione Europea, il pil online europeo potrebbe crescere di oltre 100 miliardi di euro in questo segmento.

La maggiore disponibilità di tecnologia e strumenti online negli ultimi 5 anni è stata citata come il fattore numero uno nel rendere più facile la vita degli imprenditori europei, che sono in particolare alla ricerca di modalità che supportino la conformità, con un 70% delle aziende online che già utilizzano strumenti tecnologici a questo fine (una percentuale che sale all’82% tra gli intervistati italiani). Tuttavia, il panorama degli strumenti online è frammentato e la tecnologia, proprio come i regolamenti, è vista come troppo specifica e legata al singolo Paese per essere veramente efficace.

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