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Attualità

Dove si impara a fare il politico

Decine di centri studi, fondazioni e think tank. Ecco chi li organizza, dove sono e quanto costa frequentare i nuovi luoghi di formazione politica. Dove i ragazzi di oggi si preparano a diventare gli onorevoli di domani

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Abbandono della politica? Non sembra proprio. L’Italia pullula di scuole per chi vuole “scendere in campo”. Sono sia al Nord sia al Sud, sono legate a partiti e a fondazioni, di destra, di centro e di sinistra. Svolgono la loro attività attraverso sessioni annuali o con seminari brevi, coronati magari da un bel master. E a studiare sono migliaia di Italiani, e non sarebbe sorprendente che alcuni dei candidati che si sono presentati alle elezioni regionali arrivassero proprio da queste scuole. Per il Pdl a occuparsi di formazione è Anna Maria Parente per la quale «una scuola adeguata a un partito di massa non può basarsi sulla formazione calata dall’alto. Serve partecipazione, occorre che gli allievi elaborino idee. Perchè il fine ultimo è sempre l’aggregazione». E in attesa dell’Università delle libertà voluta da Berlusconi, la fisionomia che Sandro Bondi, Carmelo Briguglio e Nicola Formichella vogliono dare alla futura struttura del Pdl è proprio quella di «una scuola di buon governo per amministratori e quadri locali», come spiega Formichella, uno dei pochi parlamentari cresciuti in un “serbatoio” di idee come i Circoli di Marcello Dell’Utri. «Insegneremo anche a fare la campagna elettorale, ma visto che abbiamo tanti ragazzi tra i 24 e i 25 anni eletti negli enti locali, cosa c’è di più utile se non organizzare incontri sulla gestione dei rifiuti con un segretario comunale?». Lo stesso ragionamento deve averlo fatto il Pd che ha avviato la scuola di cultura democratica di Cortona: quattro giorni di corso, dal giovedì alla domenica, 100 euro di quota, sconti per gli under 26, vitto e alloggio pagato agli iscritti e tutor come Giuliano Amato e Nadia Urbinati. «Nel 2009», ricorda Annamaria Parente, responsabile formazione del Pd, «il partito ha deciso di investire un milione di euro. E quest’anno scandiremo la formazione in tre ambiti. Tavoli locali, un’officina politica dedicata ai quadri e una scuola di cultura democratica, dedicata alle criticità del lavoro. Ma sarà utile trovare un punto d’incontro con le scuole organizzate dalle fondazioni vicine al Pd». Non manca la formazione “targata” Udc, che ha tenuto, fino al 2008, una tre giorni a Vallembrosa, nella quale i giovani centristi intervistavano i vertici del partito. L’Idv ha invece allestito ad Acquasparta il Centro nazionale cultura e formazione. In ambito radicale l’associazione Luca Coscioni organizza una tre giorni di seminari e laboratori per imparare e sperimentare le tecniche di comunicazione politica mentre Francesco Storace ha affidato ad Adriano Tilgher, ex Avanguardia nazionale, la formazione della Destra. Veterani della formazione sono comunque i Giovani padani della Lega Nord. Da un lato la scuola quadri, dove si studiano regolamenti comunali e tecnicismi parlamentari; dall’altro una vera e propria scuola politica. Tutto gratis ma accessibile solo ai militanti. I professori sono Roberto Calderoli, che spiega il federalismo che verrà, Giancarlo Giorgetti, che si occupa di movimenti separatisti, mentre Davide Caparini svela i segreti del mondo della comunicazione. Ancora più interessanti sono i cosiddetti seminari della scuola politica della cui esistenza sono a conoscenza ben pochi. «Senza darlo in pasto alla stampa», svela il leader Paolo Grimoldi, «ci ritroviamo per un week end in posti abbastanza impervi, come il rifugio del Picco del Diavolo, un picco di montagna a cavallo tra Piemonte e Lombardia. Se si deve lavorare e rafforzare il senso d’appartenenza, meglio luoghi senza distrazioni». I relatori? Tra gli altri Alain De Benoist e Claudio Risè, che hanno formato un astro nascente dell’universo padano come Matteo Salvini. Nota però Alessandro Campi, direttore del pensatoio finiano Farefuturo: «Formare buoni parlamentari sarebbe già un ottimo risultato. Ma il problema è più generale, riguarda la difficoltà di formarsi una coscienza civica. Nelle famiglie o a scuola non si parla più di politica. In questa chiave le fondazioni potrebbero mettere in circolazione delle idee». Parte da questo punto il filosofo Salvatore Veca, direttore della scuola “Giovanni Ferrara” di Libertà e giustizia: «Si è consumato il rapporto tra il fare idee e far marciare le idee con la politica. Non esistono più le agenzie dedicate, le scuole partito, il mondo sindacale, quel dressage tra vocazione politica e rappresentazione sociale. Ma rimane intatto il problema della formazione». A Modena, roccaforte degli studi del welfare del Centro di analisi delle Politiche pubbliche di Paolo Bosi, c’è la scuola dedicata alle politiche di genere. A Poggibonsi Paul Ginzborg ha fondato il Laboratorio politico per la democrazia curato dallo stesso storico. Non mancano nemmeno le scuole locali, come quella di Genova dove, da quest’anno, si tiene un seminario sullo sviluppo amministrativo della città. A Bologna opera invece la Fondazione di scuola politica, ideata da Michele Salvati e Salvatore Vassallo. Accanto alla scuola di cinque giorni a fine luglio nel borgo medievale di Bertinoro (quota 150 euro), sono stati organizzati corsi residenziali nei quali si discute dell’America di Obama, della green economy o del boom italiano nel dopoguerra. La scuola è stata ribattezzata “il think tank veltroniano” ma, dice Salvati, «la nostra è una realtà indipendente. Le nostre attività formative sono complementari rispetto a quelle del Pd e hanno l’obiettivo di creare una rete di relazioni tra giovani che abbiano passione, competenza e talento per l’attività politica e aiutarli a confrontarsi sulle interpretazioni della società italiana di oggi attraverso un metodo rigoroso». Nasce invece come scuola del partito della Margherita (partito che oggi non esiste più essendo confluito nel Pd) il Centro di formazione politica di Massimo Cacciari e Nicola Pasini. I corsi sono ormai alla sesta edizione e si tengono a Milano. Tema del 2010: ripensare la politica attraverso la formazione. Al sociologo Nando Dalla Chiesa si deve poi la scuola “Antonino Caponnetto” dedicata alle tematiche della legalità nella quale si discute di temi che vanno dalla difesa della Costituzione alle best practice in tema di giustizia. Per partecipare bastano 50 euro e il non aver “riportato condanne penali”. C’è poi il seminario trasversale: le giornate di Asolo, organizzate insieme da ItalianiEuropei (think tank dalemiano) e Fare Futuro (pensatoio finiano), che, ricorda Marta Leonori, «guarda soprattutto ai ricercatori universitari». Ma Fare Futuro ha anche una propria summer school: dura un week end, si articola attraverso in quattro moduli monotematici ed è destinata agli under 35 che pagano una quota di 150 euro. «Stiamo anche progettando incontri su base mensile riversati sui soft skills», spiega il direttore della fondazione Mario Ciampi. Sempre nel centro destra c’è Rete Italia, associazione vicina a Roberto Formigoni, che ha visto aprire a febbraio la due giorni di Rimini dal segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. Sceglie, invece, la cultura politica, e non la formazione amministrativa, la Fondazione Magna Charta di Gaetano Quagliariello per la quarta edizione della Summer school rivolta a 80 giovani che per la sette-giorni di villa Tuscolana (Frascati), per un costo di 500 euro. Il centro studi Tocqueville Acton e l’editore Rubettino hanno deciso di incentrare la scuola di formazione politica Luigi Sturzo sull’ultima enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate, presa come punto di riferimento per il cattolicesimo di matrice liberale. «Volontariamente», spiega il coordinatore Maurizio Serio, «non abbiamo invitato alcun politico. La nostra è formazione prepolitica, rivolta alla coscienze dopo la fine delle ideologie». Poi ci sono le scuole che si dedicano più precisamente alla buona amministrazione. Tra gli esempi più consolidati c’è, a Milano, l’Aseri, alta scuola di politologia della Cattolica dedicata alle relazioni internazionali. O il Defap, dottorato di eccellenza in economia e finanza della amministrazione pubblica. O, ancora, i corsi del Cecap di Piacenza, Centro di ricerca per il cambiamento pubblico e i master della Scuola di economia e management che ha sede a Roma. «Chi oggi si occupa di cosa pubblica ha bisogno di skill di tipo gestionale», spiega Roberto Brambilla, coordinatore delle alte scuole dell’università Cattolica. Esemplare il caso del Defap della Cattolica che, racconta il suo direttore Massimo Bordignon, «dal 2000 al 2005 è stato un master che ha attirato studenti da tutto il mondo. Ma poi uno degli sponsor, l’Inpdap, ha ritirato la sua parte di finanziamento. Fu un peccato, perché corsi simili servono per ammodernare proprio la pubblica amministrazione». Che ne avrebbe tanto bisogno.

PARTITO? NO, FONDAZIONE

Il paragone con i think tank americani non regge, eppure quando il politico deve produrre idee, organizzare i consensi e attirare i più giovani ecco scendere in campi le fondazioni. A destra oggi la più famosa è Fare Futuro. L’ha voluta Gianfranco Fini nel 2006. E quando ad aprile 2009 Sofia Ventura ha stigmatizzato sulla newsletter del think tank le candidature delle veline, si è capito che più di un serbatoio di idee si trattava di una macchina da guerra contro il monopolio berlusconiano del Pdl. Sempre dal mondo An sono nate Nuova Italia nel 2003, con la quale Gianni Alemanno ha intessuto rapporti bipartisan, e Italia protagonista di Maurizio Gasparri, bandiera dell’Andare oltre il Polo di Pinuccio Tatarella. Nell’area socialista la Fondazione Craxi di Stefania Craxi è un punto di riferimento, mentre nasce intorno a Giulio Tremonti Respubblica, guidata Angelo Maria Petroni. Pungolo alla timidezza del governo è Riformismo e Libertà di Fabrizio Cicchitto, che ha richiamato proprio Tremonti su pensioni, tasse e banda larga. Officina di idee è invece la Free foundation di Renato Brunetta e Giuliano Cazzola. In prima linea contro la deriva materialista è la Fondazione Magna Charta di Gaetano Quaglierello. A breve presenterà una sua creatura anche Mario Valducci. A sinistra fondazione fa rima con ItalianiEuropei. Nel 1998, anno di caduta del prodismo, fece scandalo la decisione di Massimo D’Alema di affidarsi a questo strumento nella guerra per la conquista del centrosinistra. Da una sua costola, nel 2008, è nata l’associazione Red, prima corrente del Pd che si è dotata anche di una Tv, RedTv. Le fa concorrenza la Fondazione di scuola politica di Michele Salvati e Salvatore Vassallo. Al centro, vicino all’Udc, c’è la Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato. Trasversale è la Fondazione della Sussidiarietà vicina alla Compagnia delle opere. Ma la palma del terzismo va a Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. Obiettivo non dichiarato: dare consistenza politica alle ambizioni del presidente Fiat.