Dimissioni di Napolitano? «Decido io»

Il presidente della Repubblica ribadisce che le decisioni saranno esclusiva responsabilità del Capo dello Stato. E intanto impazza l’ipotesi di una donna al Quirinale

Tutto è nato da un’indiscrezione balzata sulle prime pagine del quotidiano Repubblica: Giorgio Napolitano sarebbe stanco e mediterebbe di dimettersi da presidente della Repubblica a inizio 2015.

Un’ipotesi, almeno sulla carta, tutt’altro che peregrina visto che lo stesso Napolitano, nel discorso per il suo secondo insediamento del 22 aprile 2013, aveva dichiarato che sarebbe rimasto in carica «fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno». E a giugno, il nostro, compie 90 anni: un’età dove la stanchezza fisica può diventare opprimente…

RESISTENZA. Dal canto suo, Napolitano non smentisce né conferma le indiscrezioni di questi giorni. In una nota ufficiale, specifica che «restano esclusiva responsabilità del Capo dello Stato il bilancio di questa fase di straordinario prolungamento, e di conseguenza le decisioni che riterrà di dover prendere. E delle quali come sempre offrirà ampia motivazione alle istituzioni, all’opinione pubblica, ai cittadini».

Per poi sottolineare: «Il Presidente della Repubblica, nel dare la sua disponibilità alla rielezione che il 20 aprile 2013 il Parlamento generosamente gli riservò a larghissima maggioranza, indicò i limiti e le condizioni – anche temporali – entro cui egli accettava il nuovo mandato». Questi ultimi, tuttavia, non gli hanno «impedito» e non gli «impediscono» di «esercitare nella loro pienezza tutte le funzioni attribuitegli dalla Costituzione, tenendo conto anche della speciale circostanza della Presidenza italiana del semestre europeo».

QUIRINALE IN ROSA. Nel frattempo impazza il toto nomine. E c’è chi, come il presidente della Camera Laura Boldrini, auspica un presidente della Repubblica donna: «Il Paese è pronto per avere una donna al Quirinale. In Italia ci sono donne autorevoli, che hanno delle storie significative, ed è giusto che possano essere considerate».

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