Costruttori e operai uniti in protesta, pubblicità censurata

Bocciato dalla Sovrintendenza lo slogan da affiggere in piazza Venezia a Roma, la Rai nega lo spot radio. “Da quanto abbiamo capito sarebbe stato un messaggio offensivo” spiegano increduli i rappresentanti dei costruttori

La protesta non è certo spinta da un’ideologia politica, ma dalla mancanza di lavoro. Il messaggio era chiaro, costruttori edili e operai uniti per la prima volta con un unico obiettivo: spingere le istituzioni a fare qualcosa per un settore che in due anni ha perso 250 mila posti di lavoro, e rischia il tracollo. Ma non tutti la pensano così. Il giorno dopo la protesta davanti a Montecitorio, il Corriere della Sera riporta un curioso retroscena: uno spot radiofonico e un cartellone pubblicitario (con lo slogan “Lo Stato non paga. Il Paese chiude” da affiggere in piazza Venezia a Roma) sono stati rifiutati o censurati, da Rai e dalla Sovrintendenza. Motivo? L’immagine del cartellone, spiegano dall’Ance, sarebbe stato bocciato perché l’immagine non era ritenuta in linea con i criteri della postazione. “Insomma – aggiungono – da quanto abbiamo capito sarebbe stato un messaggio offensivo in un luogo attraversato tutti i giorni da tanti turisti”. Effettivamente lo slogan era duro, ma il messaggio riportava non un’accusa al governo, ma un appello allo stato sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Al posto del cartellone ‘offensivo’, un altro spot è stato invece accettato: un uomo , una donna col caschetto e una bambina con un messaggio più rassicurante: “Il futuro si costruisce insieme”.

Stessa sorte anche per lo spot radiofonico che la Rai ha rifiutato. “Bocciato perché non abbastanza neutro” dicono ancora increduli gli imprenditori edili. Il testo recitava: “Tagliamo gli sprechi, battiamo sui pagamenti. Tiriamo su l’edilizia. Il futuro si costruisce insieme. Roma, 1 dicembre, con Ance alla manifestazione nazionale degli stati generali delle costruzioni, per sostenere lavoratori e imprese”. Il messaggio è stato rimandato al mittente con la motivazione che non è conforme all’articolo 2 del codice di autoregolamentazione, ovvero la norma che impedisce alla pubblicità con fini commerciali di esprimere valutazioni o apprezzamenti su problemi di carattere ideologico, religioso, politico, sindacale e giudiziario. “Vi sembra un messaggio commerciale? – replica l’ad Carlo Nardello – A nessuno fa piacere rifiutare uno spot di questi tempi…”.

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