Negozi aperti la domenica: la proposta della distribuzione italiana

Chiusura 12 festività l'anno più quattro scelte dalle regioni di appartenenza. Il governo accoglierà l'idea?

Secondo quanto si legge sul Corrire Economia, venerdì scorso sembrerebbe essere stato raggiunto un accordo rispetto alla limitazione delle liberalizzazioni in tema di aperture domenicali. Ebbene: i punti vendita sopra i 400 mq resterebbero chiusi per dodici festività l’anno, più altre quattro chiusure in altrettante festività a scelta delle Regioni. Un compromesso per avere in cambio la libertà di tenere aperto la domenica e nessun vincolo anche per i negozi sotto i 400 mq, ovunque si trovino. Questa è la proposta che il mondo della distribuzione italiana avrebbe condiviso a larga maggioranza. E intende presentare al governo. L’obiettivo è convincere l’esecutivo giallo-verde a fare marcia indietro rispetto al disegno di legge in discussione in commissione Attività Produttive della Camera. Presenti quasi tutte le organizzazioni della distribuzione: Federdistribuzione (grandi catene di super e ipermercati), Ancd-Conad (la struttura sindacale delle cooperative aderenti al consorzio Conad), Confcommercio, Confesercenti, Ancc-Coop (cooperative di consumatori) e Adm (associazione distribuzione moderna). Contraria a ogni mediazione, e quindi non presente al tavolo, solo Confimprese. Sembra essere parte della proposta anche la richiesta di mantenere la libertà di apertura notturna introdotta dal 2012 (quando invece il disegno di legge che ha come primo firmatario il leghista Andrea Dara prevede invece negozi chiusi dalle 22.00 alle 7.00 del mattino). “D’altra parte il mondo del commercio è consapevole del fatto che Lega e M5S, in contrasto su molte questioni, Tav in testa, convergono invece sull’idea di porre limiti alla liberalizzazione delle aperture. Da una parte per andare incontro ai commessi che protestano per i turni. Dall’altra per agevolare il piccolo commercio. Non a caso il ddl sostenuto dal governo contrappone grandi e piccoli. Lasciando ogni libertà ai punti vendita sotto i 150 metri quadrati”, si legge sempre sul quotidiano. Ma anche su questo le organizzazioni del commercio avrebbero trovato un compromesso alzando la soglia del “liberi tutti” a 400 mq di superficie. «Si torna a una mediazione che avevamo già messo a punto nella scorsa legislatura, con sei festività “chiuse” e le domeniche aperte. Peccato che allora il disegno di legge passato alla Camera si sia arenato al Senato – afferma al Corriere Economia Luciano Cimmino, presidente della holding che controlla Yamamay, Carpisa e Jacked oltre che ex deputato di Scelta Civica. «Una volta chiusa questa partita, però, bisognerebbe affrontare la questione delle questioni: far tornare a crescere il Paese. In questi anni l’unico modo per sopravvivere è stato strapparsi a vicenda quote di mercato». È evidente, per lo meno a dichiarazioni, che la Gd alimentare, in questi mesi, si è spesa per portare a casa un risultato. Aspettiamo di capire i movimenti e le (giuste) preteste anche dell’Associazione di categoria del canale technical.

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