Tony Wheeler: una vita on the road con Lonely Planet

Tony Wheeler, 76 anni, natali in Inghilterra e una vita in giro per il mondo da quando ha fondato la celebre serie di guide, risponde alle nostre domande da Yokohama, in Giappone.

Tony Wheeler

L’intervista a Tony Wheeler è parte di Lonely Planet: da 50 anni la guida più famosa al mondo


Mr Wheeler, si sarebbe mai aspettato che le guide da lei create arrivassero a festeggiare i loro primi 50 anni?
Onestamente no, e il fatto mi riempie di gioia. Non posso ancora credere che siano passati così tanti anni, e che tante persone abbiano usato così tante guide. E che queste ancora funzionino! So che lo fanno, perché continuo a usarle anche io e mi sorprendo, anzi mi delizio, nel vedere come ancora aiutino, attraverso le loro pagine, a trovare un buon hotel, un ristorante delizioso, una via d’uscita da una situazione difficile.

Qual è il Paese su cui le piacerebbe scrivere un nuovo libro?
Quando ripenso alle vecchie guide, vorrei che alcune di queste fossero ancora in stampa, perché avrebbero bisogno di essere aggiornate: sono cambiati i percorsi, le situazioni. Magari per alcune parti di un Paese che prima richiedevano mappe su mappe oggi basterebbe una riga. Penso a realtà come le isole del Pacifico, o alcune nazioni dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo, per fare un esempio.

Tony Wheeler in Bangladesh

In tutti questi anni quale lavoro è stato più impegnativo?
Direi la guida sull’Unione Sovietica, perché pubblicammo il volume all’indomani della caduta dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e ci trovammo così con un libro che non aveva nemmeno un titolo giusto! All’epoca, in forma temporanea, l’ex Urss decise di nominarsi Csi, ovvero Comunità degli Stati Indipendenti, ma nessuno conosceva quel termine. La seconda edizione la editammo con il titolo Russia per evitare equivoci, ma con la prima decidemmo di mantenere il termine Urss. Non andò comunque bene: per quelle due edizioni i costi lievitarono molto perché dovevamo capire che cosa era cambiato e fare verifiche sul posto era complesso.

E qual è stata, invece, la guida più significativa?
I nostri lettori ci dicono quella sulla Cina. In effetti, un primo viaggio in quel Paese può essere davvero denso di soprese. Nella nostra guida raccontiamo anche un aneddoto sulle nostre prime esperienze lì: all’epoca, e parlo ormai di tanti anni fa, sembrava che i cinesi non gradissero noi turisti occidentali e a qualsiasi domanda rispondevano con l’espressione “Mei You”, cioè “Non l’abbiamo”. La dicevano se cercavamo una stanza, dei biglietti, qualsiasi cosa: era ormai diventata una barzelletta tra noi viaggiatori, e persino i cinesi stessi cominciavano a riderne.

Tony Wheeler in India nel 1997

Perché, secondo lei, le Lonely Planet continuano a riscuotere successo, nonostante i mille strumenti digitali che abbiamo oggi a disposizione?
Le batterie di una guida non si esauriscono e un libro non ha bisogno di un Wi-Fi che funzioni! Scherzi a parte, quando leggiamo delle informazioni turistiche sul web, chi le fornisce? Il fratello del ristoratore? La figlia dell’albergatore? Con una guida come la nostra il lettore sa esattamente chi gli sta dando indicazioni. Sono il primo a usare strumenti digitali, ma non viaggio senza una fidata guida di carta.

C’è un posto che lei chiama casa?
Metà dell’anno vivo a Melbourne, in Australia, e l’altra metà a Londra, per cui direi che ci sono almeno due luoghi che per me sono casa. Tuttavia, passo anche gran parte della mia vita in viaggio quindi, forse, qualsiasi luogo per me è casa. Anzi, aggiungo che uno dei miei posti preferiti sono le lounge degli aeroporti, perché se sono lì vuol dire che sto partendo per andare da qualche parte.

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