Ripartiamo dai dati: intervista a Mirella Cerutti di SAS

Sono una risorsa inestimabile, l’importante è saperli utilizzare. In ogni campo, dall’economia alla responsabilità sociale. Parola della Regional Vice President dell’azienda leader negli analytics, che sottolinea: «In Italia abbiamo un gap di competenze da colmare, ma il cambiamento è iniziato»

In questi mesi la pandemia ha impresso alla digitalizzazione del Paese un’accelerazione impressionante, costringendoci a “imparare” in poco tempo quello che altrimenti avremmo impiegato anni a fare nostro e rivoluzionando il mondo del lavoro per permettere il più possibile alle imprese di andare avanti nonostante tutto. Ma questo balzo in avanti è stato davvero così importante? Lo abbiamo chiesto a Mirella Cerutti, Regional Vice President di SAS, multinazionale americana leader nel settore dell’intelligenza artificiale e nell’analisi dei dati, che nell’ultimo anno e mezzo è stata in prima linea nel supportare aziende e organizzazioni per far fronte all’emergenza coronavirus. «Forzata dalla pandemia la Penisola ha fatto un balzo in avanti, recuperando almeno in parte il gap che aveva rispetto ad altri Paesi europei», conferma Cerutti. «Ancora una volta abbiamo confermato la nostra capacità di tirare fuori il meglio nei momenti di crisi, ora quello che spero è che quanto conquistato con fatica e impegno non vada perso».

A quali conquiste, in particolare, fa riferimento?Innanzitutto, abbiamo vissuto un forte cambiamento dell’attività lavorativa. Penso ovviamente allo smart working: se prima della pandemia interessava meno di un milione di persone, oggi sono 8-10 milioni gli italiani che lavorano costantemente a distanza. Parallelamente anche i consumatori hanno cambiato le proprie abitudini, facendo un maggiore uso, se non addirittura il loro primo ingresso, nel mondo digitale. C’è stata una vera e propria presa di coscienza di cosa voglia dire oggi utilizzare il digitale.

Ed è qui che entrano in campo i dati e il loro utilizzo, la vostra specialità… Esatto. Stiamo lavorando con i nostri clienti per aiutarli a comprendere come i dati possano essere utilizzati, che tipo di benefici questo possa portare all’azienda, quale valore possa generare. Come spesso accade, le grandi imprese mostrano un maggiore interesse e si stanno muovendo più rapidamente, ma anche le pmi stanno diventando consapevoli della risorsa che possono rappresentare per loro. Perché la verità è che i dati fanno già parte del patrimonio aziendale, il passo da fare è prendere coscienza di come si possano utilizzare.

Cosa manca alle nostre imprese in questo campo?
Da un lato bisogna…


L’intervista continua sul numero di Business People luglio-agosto

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