Connettiti con noi

People

Miliardari, il dilemma: a chi lasciare il patrimonio?

Gli europei scelgono la dinastia, gli americani danno per lo più ai poveri come Bill Gates

A chi lasciare il patrimonio? E’ il dubbio di ogni buon padre di famiglia, figuriamoci dei milionari. Ma a chi vanno le eredità più copiose del pianeta? A dircelo è il Billionaires Report di Ubs e PwC che sottolinea una tendenza molto particolare: i paperoni americani, che condividono l’età media media con i colleghi europei (67 anni, gli asiatici si fermano a 57), sono soprattutto imprenditori self made, mentre quelli residenti nell’Ue sono soprattutto figli di dinastie di lunga data. Impressionante il dato statistico a favore però degli asiatici: il 25% è nato in povertà, contro l’8& degli Usa e il 6% degli europei.

SELF MADE RICH. A dominare negli Usa è il settore finanziario: il 30% dei ricconi sono venuti dal nulla e oggi posseggono patrimoni oer 4,5 miliardi di dollari. Per contro, in Europa (il 49,5% non era di famiglia ricca) e in Asia (il 20%) ci si arricchisce con l’industria dei consumi: il patrimonio medio continentale è di 5,7 miliardi di dollari, quello orientale di 3,2 miliardi di dollari. «Viviamo in un’epoca di opportunità, nella quale la creazione di ricchezza è accelerata, molto simile all’Età dell’Oro a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, quando l’imprenditorialità negli Stati Uniti e in Europa ha portato alla prima ondata di innovazione nella storia moderna», sottolinea dice Josef Stadler, responsabile Ubs del Global Ultra High Net Worth secondo cui «la generazione di ricchezza è ciclica, e negli ultimi decenni abbiamo tratto beneficio dall’essere sulla parte alta dell’onda». Secondo lo studio, 917 miliardari partiti con il classico dollaro in tasca hanno prodotto 3,6 trilioni di dollari: il 23% di essi aveva già aperto la sua azienda prima dei 30 anni, il 68% prima di compierne 30.

ADDIO PATRON. Ora che questi paperoni stanno invecchiando – il 60% ha più di 60 anni – e ha più di un figlio, si pone il problema della successione. «La creazione di patrimoni miliardari nell’ultimo ventennio è stata ampiamente correlata ai mercati finanziari, che hanno la capacità di rallentare, o peggio, di capovolgersi, in un istante. Per questo motivo la pianificazione strategica è essenziale per mantenere il patrimonio, attraverso family office, investimenti personali o altri strumenti», spiega Michael Spellacy, Global Wealth Leader presso PwC. Solo il 36% dei figli americani subentra però nell’attività del padre, contro il 57% degli europei e il 56% degli asiatici. Di norma quasi due ricchi su tre conserva l’azienda che ha creato, mentre il 33% cede quote in Borsa e il 10% vende tutto, per diventare spesso investitore finanziario.

Per gli americani – ma non solo – cresce anche la voglia di filantropia. Vanno per la maggiore le iniziative che offrono risultati tangibili e misurabili perché i benefattori sapere quante vite siano state influenzate dalle loro donazioni, vedere migliorare le condizioni di salute o di vita. Tra i maggiori benefattori c’è Bill Gates che da dal 2010 ha coinvolto più di 100 colleghi miliardari nella sua campagna The Giving Pledge che chiede di donare in beneficenza più del 50% del loro patrimonio.

Credits Images:

Bill Gates con la figlia Jennifer: il fondatore di Microsoft si sta dedicando alla filantropia e lascerà la sua eredità alla sua fondazione © Getty Images