Da Stanford a Wall Street, la storia di Evan Spiegel, creatore di Snapchat

Buoni studi, una passione per l’informatica e un incontro fondamentale all’università. Ecco la storia dell’uomo che disse di no a Facebook

Evan Spiegel è nato con la camicia, e lo sa. Forse anche per questo ha avuto il coraggio di dire di no a Facebook e Google, rifiutando tre miliardi di dollari dal social network e poco più di quattro dal principale motore di ricerca. I due colossi volevano mettere le mani sulla sua creatura, Snapchat, ma lui ha rifiutato.

Snapchat, dal sexting al fotoritocco

Spiegel è infatti la principale mente dietro una delle app di messaggistica più amate in assoluto, quella del fantasmino. Quella diventata famosa perché consentiva agli utenti di inviare foto, video o messaggi che si cancellavano dopo poco. Naturale che all’inizio fosse proprio questa la caratteristica più attraente e che Snapchat venisse associata al “sexting”, termine inglese che è la crasi tra le parole sex e texting, e che consiste nell’invio di contenuti sessualmente espliciti. Con la app, questi messaggi non lasciavano traccia.

Col tempo, però, l’applicazione si è evoluta, ha acquisito nuove funzionalità e soprattutto nuovi utenti che amano la possibilità di servirsi di una serie di tool, di facile utilizzo, per poter ritoccare le proprie foto e i propri video, rendendoli più divertenti o stravaganti. Così si è garantita 180 milioni di user al giorno, una cifra impressionante che – però – nei piani di Spiegel deve crescere ancora.

Evan Spiegel e l’incontro che cambia una vita

Pochi all’inizio avrebbero scommesso sull’idea di questo ragazzo nato e cresciuto in un sobborgo ultraricco di Los Angeles, figlio di due avvocati di enorme successo; il padre, in particolare, è socio del prestigioso studio Munger, Tolles&Olson, che tra i loro clienti hanno la Warner Bros e la compagnia petrolifera BP. Infanzia dorata, scuole esclusive e poi l’università a Stanford. Ma la sua carriera universitaria non lo porterà alla laurea: mollerà prima, proprio per dedicarsi a tempo pieno a Snapchat.

Appena arrivato a Stanford, infatti, comincia già a lavorare alla sua idea: la propone come progetto di classe nel corso di Product Design ma i suoi compagni però gli ridono in faccia. Snapchat, però, nasce lo stesso, grazie a un incontro fondamentale, quello con gli altri due fondatori: Bobby Murphy e Reggie Brown. Il primo lo incontra alla Kappa Sigma, una delle confraternite di Standford. È lui che scrive il codice di Snapchat.

A Brown, invece, si deve la prima idea vincente: quella di messaggi che si auto-cancellano subito dopo, a seconda del settaggio scelto dal mittente. Pare che una sera, si sia presentato da Spiegel e Murphy con il morale sotto i tacchi. Aveva inviato un messaggio di cui si era pentito e così aveva chiesto agli amici se non si potesse invitare una app che prevedesse la cancellazione automatica.

Spiegel e quel no a Zuckerberg

Quell’idea casuale sarebbe stata la sua fortuna, visto che i due ex-amici, quando lui ha fatto loro causa, lo hanno liquidato con 158 milioni di dollari. Certo, Murphy – che di Snap Inc è il CTO, Chief Technology Officer – e Spiegel sono molto più ricchi.

Snapchat ha faticato ad affermarsi, o meglio, ha faticato a trovare finanziatori che credessero nel progetto. Non capivano a chi potesse interessare un’app del genere, a quale target. Fondata nel 2012, oggi questa applicazione vale diversi miliardi di dollari. Ne aveva offerti tre Facebook già nel 2013, per togliersi di torno un concorrente potenzialmente pericoloso, altri quattro miliardi li aveva messi sul tavolo Google. Inutilmente. Spiegel si è tenuto stretta la sua creatura, che l’anno scorso ha esordito in Borsa.

Il fondatore è attualmente uno degli under 30 più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato intorno ai 4 miliardi di dollari. A Maggio si è sposato con la supermodella australiana Miranda Kerr, dalla quale aspetta un figlio.

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