Confindustria, Morelli suona la carica dei giovani: “L’Italia ci penalizza”

Il neo presidente dei giovani imprenditori fissa i quattro punti dell’agenda dell’associazione che punta a sintonizzare il Paese sulle frequenze di una generazione “cresciuta a pane e Internet, con esperienze di studio all'estero e va a Londra con 20 euro”

È tempo di occuparsi del futuro dell’Italia, che la politica faccia delle scelte – perché le risorse sono limitate – e che i giovani facciano sentire la voce sul loro futuro, che è il futuro del Paese. Sono le prime parole di Jacopo Morelli, neo presidente dei giovani imprenditori di Confindustria che da Santa Margherita Ligure guida il 41esimo convegno dell’associazione degli under 40. “Nulla è più irresponsabile che sprecare una generazione – incalza Morelli – Sprecando le forze e il talento dei giovani, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica”. Primo passo dell’associazione sarà quello di sintonizzare la Nazione sulle frequenze di una generazione “nata dopo la caduta del muro di Berlino, cresciuta a pane e Internet, che ha esperienze di studio all’estero e va a Londra con 20 euro”. Parlando di egoismi generazionali il presidente dei giovani industriali sottolinea le esigenza delle nuove generazioni che aspirano a un lavoro meglio remunerato, un’istruzione al passo con i tempi oltre a una prospettiva di crescita personale e professionale. “Stiamo difendendo disparità di trattamento, non giustificabili né sul piano etico, né su quello dell’efficienza e della competitività”, aggiunge Morelli ricordando all’assemblea degli under 40 che “progettare e costruire il futuro tocca a persone come noi, a tutti i giovani italiani. E ancor più tocca ai Giovani imprenditori”.Quattro le proposte principali di Morelli che invita la politica a “decidere su cosa puntare e su cosa investire”. Prima fra tutte la detassazione per i più giovani perché “così si risponde all’ansia di chi deve, in autonomia, costruire il proprio futuro. A stipendi più bassi – spiega – non hanno corrisposto carriere più rapide e la perdita di reddito è permanente. Un laureato italiano, fra i 25 e i 34 anni, guadagna l’80% della media della retribuzione dei laureati nel loro complesso: nei Paesi Ocse è il 90%”. Oltre all’abbassamento delle tasse, gli industriali propongono di ridurre il cuneo contributivo per chi entra nel mercato del lavoro, di detassare le nuove imprese e di abolire il valore legale dei titoli di studio. «Abbattere l’Irap sulle start up – ha osservato Morelli – incentiverebbe l’imprenditorialità, a partire dai più giovani. Già oggi alcune Regioni aiutano la nascita di nuove imprese. È importante che possano farlo tramite l’abbattimento totale dell’Irap. Non solo nei ‘territori svantaggiati’. Dobbiamo farlo subito, senza attendere il 2013 e l’entrata in vigore del federalismo fiscale”. Morelli ha poi sottolineato l’esigenza di abolire il valore legale dei titoli di studio, “un provvedimento necessario – ha spiegato – per avere università in competizione fra loro e competitive nel mondo. Puntare sul merito significa rilanciare l’università, che deve evolversi in modo più incisivo rispetto alle pur apprezzabili riforme attuali. Non possiamo mantenere tante università, che cercano di fare contemporaneamente insegnamento e ricerca. Libertà di azione e merito sono gli unici parametri da adottare, anziché parentele e anzianità. E per aumentare autonomia e concorrenza nelle università, si deve eliminare il tetto alle tasse universitarie e incrementare le borse di studio”.

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