Vaillant: un percorso virtuoso verso la transizione energetica

VaillantUn'immagine del nuovo stabilimento di pompe di calore Vaillant a Senica, in Slovacchia

È facile per un’azienda parlare di transizione energetica. Più complicato è portare avanti una strategia climatica di lungo termine, che possa abbracciare davvero gli obiettivi di sostenibilità e azzeramento delle emissioni non solo all’interno del proprio headquarter, ma estendendo questa filosofia ai propri partner e agli stessi consumatori.

Tra queste aziende la tedesca Vaillant si è ritagliata un ruolo da protagonista. E non poteva essere altrimenti per un gruppo che da quasi 150 anni opera con responsabilità nel settore del riscaldamento, della ventilazione e della climatizzazione all’insegna della vision Taking care of a better climate. Inside each home and the world around it. (Prendersi cura di un clima migliore. All’interno di ogni casa e nel mondo circostante, ndr). Con un settore edilizio responsabile di oltre il 40% delle emissioni di CO2 nell’Unione Europea, l’azienda è ben consapevole dell’importante ruolo che può svolgere sul fronte della transizione energetica.

La neutralità climatica di Vaillant

Ecco perché il gruppo ha avviato in tempi non sospetti la propria strategia green, ottenendo già nel 2020 un importante traguardo: la neutralità climatica all’interno della propria area di responsabilità aziendale. Da anni, ormai, Vaillant sta lavorando per ridurre la propria impronta ambientale, affidandosi a fonti di energia rinnovabile, investendo in veicoli 100% elettrici, riducendo le proprie emissioni e compensando la parte rimanente con progetti di rimboschimento. Dal 2020, infatti, la multinazionale acquisisce certificati di CO₂ da un progetto di forestazione già esistente e certificato Gold Standard a Panama per compensare le emissioni di gas serra delle proprie attività operative, ma è al lavoro per fare di più.

La sfida al 2030 e la riforestazione in Costa Rica

Entro il 2030 Vaillant ha già annunciato l’obiettivo di ridurre ulteriormente le proprie emissioni di CO₂ derivanti dalle attività commerciali: entro i prossimi sette anni saranno il 50% in meno rispetto al 2018, riducendole a meno di 28 mila tonnellate l’anno. Le emissioni rimanenti saranno compensate dai già citati progetti di riforestazione al quale si aggiungerà molto presto quello in Costa Rica, avviato dalla stessa multinazionale tedesca in collaborazione con Munich Re. Nel Paese dell’America centrale, su un’area di oltre mille ettari precedentemente destinati al pascolo, sorgerà un’intera foresta pluviale. Nei prossimi 40 anni quegli alberi cattureranno oltre 600 mila tonnellate di CO2 dall’atmosfera, immagazzinandola nel lungo periodo, favorendo al contempo la biodiversità della fauna selvatica e migliorando la qualità dell’acqua nella regione.

Un’immagine dell’area in Costa Rica in cui sorgerà una nuova foresta pluviale grazie al contributo di Vaillant

Transizione al riscaldamento sostenibile

Al pari del perimetro aziendale, Vaillant è molto attiva nel sensibilizzare gli stessi consumatori sul tema della transizione energetica. Perché l’impegno delle singole aziende non potrà essere sufficiente senza quello dei miliardi di individui sulla Terra. Solo in Italia, infatti, oggi sono ancora presenti 14 milioni di caldaie tradizionali, più energivore e a elevate emissioni di anidride carbonica. Se ognuna di esse venisse sostituita con una caldaia a condensazione – l’evoluzione delle “vecchie” caldaie a gas – si potrebbero risparmiare fino a 14 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Tanto o poco? Basti pensare che per assorbire 1 tonnellata di queste emissioni in un anno servirebbero circa 80 alberi: sostituire una caldaia tradizionale con una a condensazione equivale, quindi, a piantare un boschetto dentro casa.

Anche la recente campagna avviata da Vaillant in Germania con il WWF – che verrà estesa anche ad altri Paesi europei – ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica verso una transizione a un riscaldamento e raffreddamento sostenibile, come quello garantito dalle moderne pompe di calore, un mercato sempre più in crescita e dove l’Italia sta facendo da capofila, seconda solo alla Francia.

Due miliardi di investimenti nella transizione energetica

Multinazionale da 3,7 miliardi di fatturato (in Italia il gruppo, in forte crescita, ha chiuso con ricavi pari a 250 milioni di euro), Vaillant sta investendo molto sul mercato delle pompe di calore. Con la soluzione aroTherm plus è stata la prima a introdurre sul mercato una pompa di calore che utilizza gas refrigerante ecologico e solo poche settimane fa il gruppo ha inaugurato un nuovo mega stabilimento green a Senica, in Slovacchia, che entrerà in funzione in autunno e permetterà di raddoppiare la propria capacità produttiva fino a superare il mezzo milione di pezzi l’anno.

La produzione di una pompa di calore Vaillant

L’investimento di Vaillant nel mercato emergente delle pompe di calore parte del 2016 e ammonta a oggi a quasi un miliardo di euro, ma è già previsto un nuovo investimento di pari entità, che accompagnerà i probabili sviluppi del mercato nei prossimi anni. Gli sforzi non si limitano solo alla parte produttiva. Il gruppo è attivo sul fronte della ricerca, studio e progettazione di nuove soluzioni di integrazione fra edifici e sistemi impiantistici, perché è convinto che un sempre più diffuso impiego di sistemi di comfort domestico in pompa di calore sia la strada verso un futuro più verde e sostenibile. Ecco perché, a partire dal 2025, Vaillant Group immetterà sul mercato esclusivamente pompe di calore con refrigerante ecosostenibile.

L’esempio della nuova sede di Vaillant Italia

Per abbracciare il cambiamento non è necessario puntare solo su edifici a impatto zero di nuova costruzione. Secondo il dipartimento dell’Energia della Commissione europea, attualmente circa il 35% degli edifici nell’Unione europea ha più di 50 anni: se si riuscisse a migliore l’efficienza energetica di questi edifici si potrebbe tagliare del 5-6% il consumo totale di energia e del 5% le emissioni di CO2.

Impossibile intervenire su vecchi edifici? La prova del contrario è stata data pochi mesi fa dalla stessa Vaillant Italia, che ha rinnovato a livello di impiantistica e space planning parte della propria sede, la Torre con eliporto di via Crespi a Milano, risalente agli anni 70, e sta completando in questi mesi il progetto di riqualificazione della propria sede, che comprende anche un edificio storico progettato a fine anni 50 dall’architetto Ignazio Gardella. La Torre, in particolare, è la dimostrazione della piena efficienza e sostenibilità di un’integrazione di pompe di calore, impianti fotovoltaici e caldaie a condensazione. La nuova soluzione ha già permesso a Vaillant Italia di abbattere di circa il 54% le emissioni di anidride carbonica e del 59% il consumo di energia primaria rispetto al sistema precedentemente installato.

Gherardo Magri, amministratore delegato di Vaillant Group Italia

“La sostenibilità è un percorso lungo e a 360°. Noi di Vaillant Group ci crediamo da sempre ed è per questo che abbiamo sviluppato il programma di sostenibilità Seed (Sustainability for Environment, Employees, Development & Solutions and Society) e ci impegniamo quotidianamente con un forte senso di responsabilità verso l’ambiente, la società e i nostri dipendenti”, ci racconta Gherardo Magri, a.d. di Vaillant Group Italia. “​Sono particolarmente orgoglioso di quanto siamo riusciti a realizzare con il team italiano, non solo in termini di sostenibilità ambientale e tecnologica, che per noi sono solo una derivata della vera Sostenibilità a tutto tondo che abbraccia anche gli altri campi di applicazione organizzativa e che può vivere, essere coltivata e sviluppata esclusivamente in un ambiente da Azienda Umana – così ci piace definirci al nostro interno. Lo facciamo attraverso lo sviluppo di progetti come la nuova Torre, il rinnovamento di una parte della nostra sede milanese, il lancio del sogno chiamato The Human Society, rivolto agli stakeholder esterni che vogliano dare un contributo e un ulteriore step, ancora in fase di sviluppo: il “Fil”, ossia la “Felicità interna lorda” in azienda. Con una ricerca interna, abbiamo indagato il grado di felicità delle nostre persone. Entro la fine dell’anno avremo avviato una discussione sulla base di questi risultati, affiancandoci a esperti che, insieme a noi, lavorano sullo sviluppo del concetto di felicità aziendale. Come vedete, siamo solo all’inizio di un viaggio meraviglioso, pieno di sfide e di opportunità”.

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