Torna il redditometro: i redditi 2018 sotto la lente d’ingrandimento

La normativa relativa al redditometro contempla un doppio contraddittorio con il contribuente.  La metodologia sarà elaborata con l’ausilio dell’Istat e delle associazioni dei consumatori

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Il nuovo decreto ministeriale sul Redditometro è stato approvato. La prima annualità interessata sarà probabilmente il 2018. Con il Decreto ministeriale del 7 maggio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, è stato riattivato quindi questo strumento accertativo, dopo la sospensione disposta con l’articolo 10 del Dl 87/2018. La nuova metodologia sarà elaborata con l’ausilio dell’Istat e delle associazioni dei consumatori.

La normativa relativa al redditometro contempla un doppio contraddittorio con il contribuente: prima, nella fase propriamente istruttoria, serve per reperire le informazioni utili alla realizzazione dell’atto di accertamento e successivamente prende la forma di avvio della procedura di accertamento con adesione.

Nell’articolo 4 del decreto è delineato il contenuto della prova contraria che deve essere fornita dal contribuente. Dovrà dimostrare che:

  • il finanziamento delle spese è avvenuto con redditi diversi da quelli relativi al periodo d’imposta accertato o con redditi esenti, soggetti a ritenuta d’imposta o comunque legalmente non imponibili;
  • la spesa è stata sostenuta da un soggetto diverso;
  • le spese effettivamente sostenute sono di ammontare diverso da quello attribuito;
  • la quota di risparmio utilizzata per finanziare per consumi e investimenti si è formata in anni precedenti.

Sostanzialmente si tratta quindi di una prova contraria “vincolata”, seppure dai contenuti piuttosto ampi.

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