Nell’edizione 2024 del rapporto e-Government dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Italia è precipitata fino alla 51esima posizione, rispetto alla 37esima del 2022. Con questo risultato, il nostro Paese è ultimo a tutti gli effetti in Europa sul piano della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Il dato preoccupa anche perché è il segnale che la nostra Penisola resta piuttosto indietro sul fronte dell’efficienza tecnologica della PA, della qualità dei servizi offerti al cittadino e dell’inclusione. Un danno non solo d’immagine, perché fare passi avanti in questa direzione aiuterebbe anche a ridurre i costi, specialmente a favore delle fasce meno abbienti della popolazione. Il problema principale è che i servizi pubblici digitali italiani non migliorano con lo stesso passo degli altri Stati e non hanno ancora implementato al 100% le nuove tecnologie, con il cloud e l’intelligenza artificiale in prima linea.
Tra i pochi dati positivi, spicca il fatto che Roma si attesta tra le 40 città più digitalizzate al mondo. La situazione attuale è il frutto del “maggior peso che quest’anno è stato dato a settori come l’intelligenza artificiale e la data driven economy, in cui indubbiamente ancora c’è molto da fare in Italia”, ha spiegato a la Repubblica, Eugenio Prosperetti, avvocato esperto di PA digitale. “Va anche detto che l’Italia viene superata da Paesi, come Singapore, che hanno avuto una digitalizzazione molto spinta anche grazie ai minori tutele dei dati personali rispetto all’Europa”.
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