Principio di Pareto, o legge 80/20: definizioni, origini, applicazioni e difetti

La teoria è il frutto degli studi di Vilfredo Pareto, economista, sociologo e ingegnere morto poco più di cento anni fa, il 19 agosto del 1923

Principio di Pareto, o legge 80/20: definizioni, origini, applicazioni e difetti© Shutterstock

Il Principio di Pareto, detto anche legge 80/20, rappresenta un concetto trasversale che può trovare applicazioni nel business, nella psicologia, nello studio, nella moda e nella vita in generale. La teoria è il frutto degli studi di Vilfredo Pareto, economista, sociologo e ingegnere morto poco più di cento anni fa, il 19 agosto del 1923. Ecco la definizione, le origini, le premesse, le applicazioni e anche i difetti delle sue idee più diffuse.

La definizione del Principio di Pareto

Conosciuto anche come la formula 80/20, il Principio di Pareto prende vita da una constatazione: analizzando la distribuzione dei redditi, nel 1897 lo studioso si rende conto del fatto che il 20% della popolazione possiede l’80% dei beni nazionali, dalle terre al patrimonio in generale.

Le percentuali possono variare leggermente, magari in una forbice rispettivamente tra il 15 e il 25% o il 75 e l’85%, ma la sintesi sostanziale non cambia. Nei successivi 100 anni l’assunto viene ri-applicato agli ambiti più svariati. Nello stile, dunque, c’è chi lo utilizza come termine di paragone per un guardaroba di successo: occorrerebbe possedere l’80% di capi basic e il 20% di abiti più trendy. Nel cinema poi c’è chi dice che il 20% dei film prodotti genererà l’80% dei ricavi. E così via.

Le origini di Pareto

“La disuguaglianza della ripartizione dei redditi sembra dipenda molto più dalla natura stessa degli uomini che dall’organizzazione economica della società”, scriveva Pareto nel corso delle sue indagine teoriche, che gli hanno permesso di essere inserito a pieno titolo, oltre che tra i grandi maestri dell’economia, tra i padri fondatori della sociologia attraverso la scrittura e la pubblicazione del saggio di riferimento Trattato di sociologia generale.

Dopo gli anni della formazione da ingegnere, ha ricoperto il ruolo di dirigente in aziende pubbliche e private, finché dal 1889 ha deciso di dedicarsi completamente alla carriera intellettuale, ereditando nel 1893 la cattedra di economia politica di Léon Walras a Losanna.

Le premesse della legge di Pareto

Dietro la teoria principale c’è almeno un presupposto: verte attorno al fatto che al centro di tutto ci sia il benessere generato dalle persone. Tendenzialmente si può dire che ilPrincipio o legge di Pareto serva a scegliere tra due alternative. Da questo punto di vista, in particolare, “l’ottimo di Pareto” ha lo scopo di individuare l’alternativa da preferire in assoluto.

“Una situazione è ottima se non ne esiste un’altra che consenta ad almeno un individuo di stare meglio senza, però, peggiorare il benessere di alcun altro”, scrive la Treccani. In alternativa, nella cosiddetta “versione debole” del concetto, una situazione è ottima se non ne esiste un’altra che assicuri maggior benessere a tutti gli individui.

Le possibili applicazioni nel business

Come allora il Principio di Pareto viene utilizzato negli affari e nel commercio? Secondo gli addetti ai lavori, può essere particolarmente utile per stabilire in quali settori concentrare i propri sforzi al fine di ottimizzare la produttività e capire quali priorità portare a termine prima.

Dunque, la teoria diventa la seguente: l’80% dei risultati proviene dal 20% delle azioni, oppure risolvere il 20% dei maggiori problemi porterà all’80% dei risultati. Queste linee guida possono essere seguite dai team nei diversi rami d’azienda.

Il primo teorema dell’economia del benessere inoltre dimostra che un sistema di mercati perfettamente concorrenziale realizza un ottimo di Pareto ed è, quindi, efficiente.

Il criterio dell’indennizzo

Il Principio di Pareto presenta però alcune imperfezioni e lacune. Tra le più evidenti, viene da sempre accusato di essere “insensibile” a una distribuzione della ricchezza che sia egualitaria.

Per questo, ad esempio, è intervenuto in suo aiuto il criterio dell’indennizzo proposto da N. Kaldor e da J.R. Hicks, in base al quale tra due ottimi paretiani va scelto quello in cui gli individui avvantaggiati sono in grado di indennizzare gli svantaggiati, in modo che questi ultimi conseguano un benessere almeno uguale a quello che avrebbero nella situazione alternativa.

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