Pnrr, un’impresa italiana su due è scettica

La sfiducia riguarda innanzitutto gli obiettivi che il Pnrr dovrebbe raggiungere. Pesano la complessità delle procedure, la carenza informativa dei dirigenti e i vincoli contrattuali. I dati dell'Osservatorio Recovery Plan

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L’indice complessivo di fiducia nei confronti del Pnrr mostra che almeno la metà delle imprese italiane interpellate ha notevoli perplessità sulla buona riuscita del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’analisi è contenuta nella nuova edizione dell’Osservatorio Recovery Plan, coordinato dalla Fondazione PromoPa e dall’Università di Tor Vergata.

Lo scetticismo delle aziende riguarda innanzitutto gli obiettivi che il Pnrr dovrebbe raggiungere: l’innovazione, la crescita dell’occupazione soprattutto per quanto concerne giovani e donne, l’incremento della capacità competitiva della Penisola e la limitazione dei costi legati all’energia.

Gli imprenditori hanno proprio dato un voto a tutti questi punti, fermandosi perlopiù tra il 4,5 e il 5 su 10 e assegnando un 3,8 scarso sul piano dell’impatto delle bollette. Pesano probabilmente le indecisioni e le difficoltà vissute in questi ultimi tre anni.

L’indagine, presentata stamattina all’Università di Tor Vergata, mostra anche come la fiducia aumenti nel caso in cui le imprese intervistate siano già coinvolte in gare di lavori o finanziamenti del Next Generation Eu. C’è quindi un tema di percezione e conoscenza da parte dei dirigenti d’azienda su cui occorre lavorare.

Tra gli aspetti dei progetti del Pnrr che preoccupano di più – fra l’altro coinvolgendo trasversalmente imprese e amministrazioni pubbliche – ci sono la rendicontazione, la gestione della liquidità e il rispetto delle condizioni imposte.

Se da un lato infatti si assiste a un positivo snellimento delle procedure e a un miglioramento dell’efficienza negli appalti, dall’altro si fanno sentire i rigidi vincoli contrattuali, i tempi, i costi e i controlli da parte dei soggetti attuatori.

In conclusione, solo il 46% dei beneficiari di fondi Recovery è “in piena fase realizzativa”, mentre la metà non ha affatto iniziato le attività oppure ha svolto solamente iniziali passaggi istruttori. Ad aver concluso almeno un progetto di investimento è soltanto il 2,7% delle aziende. Il 40% riconosce espressamente di essere in ritardo.

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