Se ne parla molto, ma in Italia maternità e lavoro sono ancora due mondi che non riescono ad andare d’accordo. A farlo emergere sono i dati riportati dall’ultimo report di Save the Children dal titolo “Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2024“.
Secondo il rapporto, le donne lavoratrici in Italia sono ancora in bilico tra famiglia e aspirazioni personali, delle vere “equilibriste” quindi. Una donna su cinque si dimette quando diventa neo mamma e il dato è supportato dal fatto che il 72,% delle convalide di dimissioni tra i neo genitori riguarda proprio le donne. La riprova che la disparità di genere nel mondo del lavoro in Italia è ancora fin troppo presente.
In Italia, si apprende dalla ricerca, lavora il 52,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni, contro il 65,8% della media europea. Le occupate tra i 25 e i 54 anni sono in media il 63,8%, percentuale che sale a 68,7% tra le senza figli e solo il 57,8% di chi ha due o più figli ha un impiego. Le percentuali si invertono per quanto riguarda gli uomini: l’83,7% del tasso occupazionale, che sale anche al 91,6% per chi ha due o più figli.
La situazione a cosa è dovuta? Soprattutto ai pochi sostegni alla genitorialità e alle difficoltà di accesso al mondo del lavoro, ma pesano anche le disparità territoriali. Tra le Regioni con i più scarsi servizi di supporto, figurano Calabria, Puglia, Sicilia, Campania e Basilicata, mentre le più “mother friendly” sono Provincia Autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Toscana. Tutti elementi che hanno contribuito a rendere il 2023 l’anno con il minimo storico di nascite in Italia, sotto le 400.000 unità.
La media d’età di madri al primo figlio è di 31,6 anni, la più alta dell’Unione Europea e secondo il rapporto di Save the Children il rinvio della maternità è frutto di numerose cause. L’aumento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro, tuttavia, non sarebbe un deterrente: «In Italia si parla molto della crisi delle nascite, ma non si dedica sufficiente attenzione alle condizioni concrete di vita delle mamme – ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale dell’organizzazione –. Occorre intervenire in modo integrato su più livelli, sanzionando ogni forma di discriminazione legata alla maternità, rendendo obbligatorio il family audit e promuovendo l’applicazione piena della legge sulla parità di retribuzione».
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