L’auto elettrica non è poi così cool

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La decisione del Parlamento Europeo, nel febbraio 2023, di bandire dal 2035 i motori a combustione dalle autovetture ai camion pesanti in favore di veicoli elettrici, si conferma più un capriccio di politici disinformati che una decisione studiata e documentata. Le reti di ricarica sono ancora insufficienti, i costi sono molto alti, senza contare che questa decisione implica una dipendenza tecnologica totale dall’Asia – il miglior know how per le batterie e le materie prime per fabbricare le batterie (la cui estrazione è molto inquinante) sono fondamentalmente nelle mani dei cinesi – e la vita di un veicolo elettrico è di 10 anni (si spera), il che mette in discussione la sua efficienza ecologica durante tutto il suo ciclo di vita e di trasporto.

Le implicazioni della fine dei motori a combustione

Se questa decisione, come appena descritto, pone dei punti interrogativi sul fronte ambientale, la decisione dell’Unione europea presenta pericoli economici, lavorativi e finanziari. Sorprendentemente, le case automobilistiche hanno accettato la decisione senza troppe proteste, lanciandosi nella produzione di veicoli elettrici con investimenti esorbitanti e senza essere proprietari della tecnologia. Allora l’Acea, l’associazione europea dei produttori, dimostrò in quei giorni che il suo potere di lobby era più che discutibile e Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, l’abbandonò.

Con il passare dei mesi e degli anni, l’euforia iniziale nei confronti dell’auto elettrica ha lasciato il posto alla realtà. Ad esempio, i costi per elettrificare i trasporti pesanti sono insostenibili con la tecnologia attuale e il prezzo di tutte le merci salirebbe alle stelle.

Quale futuro per il mercato dell’auto?

L’autonomia “reale” delle autovetture elettriche (circa 270 km anche se ufficialmente sono 400 km) riduce il loro raggio d’azione quando si va a fare la spesa o al lavoro e il prezzo (35 mila euro in media) ne limita l’accesso ai redditi più alti. Inoltre, in Paesi come Francia, Italia o Spagna le reti di ricarica non hanno un funzionamento ottimale o sono inferiori alla domanda, spingendo i proprietari di auto elettriche a preferire la ricarica a casa o al lavoro (dove disponibile). Paesi come Germania e Norvegia, leader europei nella vendita di energia elettrica, hanno registrato un forte calo nelle vendite a fine 2023, quando gli incentivi all’acquisto sono scomparsi o sono stati ridotti. 

“Forse c’era troppo ottimismo in tutto il settore, ora c’è più realismo ”, ha riconosciuto Ola Källenius , Ceo di Mercedes Benz lo scorso febbraio, facendo marcia indietro sui suoi piani di elettrificazione dell’intera gamma nel 2030. “Manterremo la nostra combustione ad alta tecnologia , possiamo costruire automobili a combustione efficienti, ma anche auto ibride plug-in ed elettriche ”, ha annunciato. Sulla stessa linea, Renault, Audi, Volvo e Ford hanno iniziato il 2024 rallentando i loro investimenti nelle auto elettriche. Forse perché hanno visto che l’ingresso massiccio dei marchi cinesi in Europa non è stato solo elettrico. 

I produttori hanno capito che il mercato vuole automobili buone, ma anche convenienti. Ora, a pochi mesi dalle elezioni europee di giugno, anche l’industria automobilistica ha deciso di entrare in campagna elettorale. Luca de Meo , presidente di Renault e Acea, ha inviato alla politica e alla società un documento in cui avverte che “mentre gli americani stimolano e i cinesi progettano, gli europei regolano”, cosa che rappresenta un pericolo enorme per l’8% dei lavoratori europei che dipendono dall’auto, l’8% del Pil della regione e il surplus commerciale di 102 miliardi .

Regolamentazioni eccessive possono affondare la R&S europea scommettendo su un’unica tecnologia (l’elettricità), che non è europea. De Meo si unisce alla rabbia degli agricoltori e chiede “un approccio difensivo per poi lanciarsi alla conquista dei mercati mondiali”. Ma ciò che non è chiaro in tutto questo processo è se un’auto elettrica sia davvero ecologica e, soprattutto, esistano altre alternative ecologiche come i biocarburanti o l’idrogeno.

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